G7, L’AFRICA COME FUTURO ECONOMICO CIRIELLI: «INVESTIRE SU FORMAZIONE»

Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 02/10/2024

L’Africa “potrebbe essere il futuro economico del mondo”, ma perché questo accada è necessario valorizzare la sua “vera risorsa”, il capitale umano, e puntare su istruzione e formazione. Con questa riflessione il viceministro agli Affari esteri con delega per la Cooperazione allo sviluppo, Edmondo Cirielli, ha presieduto ieri alla Reggia di Caserta l’evento di alto livello “Investire nell’apprendimento permanente per la creazione di posti di lavoro e la resilienza: un dialogo con l’Africa”, organizzato nel quadro della presidenza italiana del G7. All’evento sono intervenuti, tra gli altri, il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida; il ministro della Salute, Orazio Schillaci; la ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità; Eugenia Roccella; il vicepresidente della commissione Affari esteri del Parlamento europeo, Alberico Gambino; la presidente della Scuola nazionale dell’Amministrazione, Paola Severino, insieme a rappresentanti dell’Unione africana e di Paesi africani, dei membri G7, di organizzazioni internazionali e della società civile. Anche il ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, ha fatto giungere i suoi auguri di successo all’evento, annunciando che i risultati dei lavori saranno inseriti nel comunicato finale del G7 Sviluppo che si terrà a Pescara dal 22 al 24 ottobre.

La vera risorsa dell’Africa, ha osservato Cirielli nel suo intervento, è il capitale umano. “Sappiamo però che senza formazione quello che è un punto di forza può diventare un aspetto penalizzante della società”, ha aggiunto, invitando a considerare l’investimento nell’istruzione come “centrale”. Il viceministro ha sottolineato l’importanza, anche per l’Italia, di una strategia che valorizzi l’Africa senza concentrarsi solo sullo sfruttamento delle risorse naturali ma puntando a valorizzare la potenziale forza lavoro del continente. Il modello da perseguire, ha ragionato Cirielli, non è quello delle borse di studio per i giovani africani: “È giusto che la formazione vada concordata con le autorità locali e che l’obiettivo sia poi rafforzare anche le amministrazioni africane con questi giovani adeguatamente formati”. In quest’ottica un ruolo importante, ha detto Cirielli, dovrebbe giocarlo il Ciheam, un’organizzazione intergovernativa nata da una idea di Italia e Francia con la missione di promuovere la cooperazione tra i Paesi mediterranei europei nel settore dell’agricoltura, mediante attività di formazione post universitaria e di ricerca scientifica applicata.

“Il cuore di questa struttura è l’istruzione e la formazione delle giovani classi dirigenti del Mediterraneo ma – ha aggiunto Cirielli – questa struttura ha una capacità di grande progettualità a tutto campo per la resilienza agricola e la sicurezza alimentare, sta diventando l’elemento centrale di una grande offensiva per dare non soltanto un’autosufficienza e sicurezza alimentare all’Africa ma per consentire all’Africa di esprimere tutte le sue potenzialità”. Cirielli ha ricordato che il governo firmerà “a breve” una convenzione con la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (Crui), “che consentirà una forte internazionalizzazione verso l’Africa di tutto il sistema universitario italiano”.

Cirielli ha poi annunciato che uno dei progetti portati avanti dal governo italiano prevede di far diventare la Reggia di Caserta una “scuola della pubblica amministrazione del continente africano”. “È un progetto ambizioso, che richiede non solo di mettere in campo risorse finanziarie importanti ma anche progettualità, che tuttavia siamo sicuri la scuola italiana della Pubblica amministrazione italiana possa dare, insieme alla Sovrintendenza che ci ospita in questa struttura straordinaria”, ha detto Cirielli, per il quale le attività già messe in campo grazie all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) sono preziose “ma solo allo stato embrionale, e possono diventare centrali”.

Il rapporto con l’Africa passa per un “valore assoluto” del rispetto per un continente ricco di potenziale, con le sue 54 nazioni, il 65 per cento delle terre coltivabili del pianeta e una gioventù che oggi a noi manca più di ogni altra risorsa, ha detto da parte sua il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida. “Al G7 Agricoltura l’Italia ha fatto la sua parte rivendicando la necessità a livello mondiale di garantire la sovranità alimentare, cioè la possibilità per i popoli di riprodurre i loro modi, i loro costumi, le loro abitudini e anche di decidere cosa e come consumare, rafforzando il valore dei loro prodotti. Undici Paesi africani hanno partecipato al Forum G7-Africa per ragionare insieme di quello che è utile a loro e a noi, nell’ottica di una sicurezza alimentare che sia più equa e più giusta, che crei ricchezza e conceda il diritto a non emigrare che devono avere tutte le popolazioni del pianeta”, ha detto Lollobrigida. “Si tratta di un obiettivo alto e faticoso, che dobbiamo però raggiungere e deve essere la stella polare che guida il nostro approccio”.

Lollobrigida ha quindi sottolineato la necessità di concentrarsi su un approccio che metta in condizione anche le nostre aziende produttrici di avere interesse a guardare all’Africa come occasione di sviluppo: abbiamo proposto di guardare alle nostre tecnologie affinché siano calate nel continente africano. “Oggi (l’Africa) non è un mercato particolarmente interessante perché le tecnologie più avanzate che noi produciamo non tengono il passo, ad esempio, con l’Asia. Quindi bisogna investire con i fondi della cooperazione che non siano più il luogo in cui – tra viaggi e consulenze – si assorbono parti importanti di quello che deve finire a sviluppare l’Africa”, ha detto Lollobrigida. “Penso si possa lavorare, con il coinvolgimento dei privati, a grandi investimenti che rafforzino il nostro sistema produttivo sia in termini di produzione alimentare – lavorando sulle eccedenze che mettono in condizioni i nostri agricoltori di ridurre la produzione – e sia attraverso la tecnologia, impegnando parte delle risorse della cooperazione per acquistare mezzi di produzione”, ha aggiunto. L’Italia ha “tanto dialogo” da sviluppare con l’Africa e questo deve passare dalla formazione e dalla pubblica amministrazione, vera “spina dorsale” di ogni Paese, ha detto da parte sua la presidente della Scuola nazionale dell’Amministrazione, Paola Severino. “Parliamo tanto di globalizzazione ma non ci occupiamo del nostro vicino”, ha detto in riferimento ai diversi Paesi affacciati sul Mediterraneo. “La formazione dev’essere globalizzata, perché è il primo ponte che può avvicinare le culture dei diversi Paesi”, ha proseguito Severino, aggiungendo che in questo “la Pubblica amministrazione ha un compito straordinario, perché è la struttura portante, la spina dorsale di ogni Paese”.