pubblicato da ilsecoloxix.it – 17/03/2023
Il commissario europeo per l’Economia al festival dell’Euromediterraneo dell’economia (Feuromed) in corso a Napoli: «Fino al 2026 solo con il Pnrr arriveranno 86 miliardi di euro»
«Oggi c’è un’occasione enorme» perché si potrà contare su «una disponibilità di fondi» senza precedenti. E quindi «il vero problema sarà spendere» queste risorse. Il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, suona la sveglia al festival dell’Euromediterraneo dell’economia (Feuromed) in corso a Napoli. «Il Pnrr porta, e secondo le nostre stime, porterà il Pil dal 22 al 23,5% facendo segnare un passo avanti notevole. Fino al 2026 solo con il Pnrr arriveranno 86 miliardi di euro», spiega Gentiloni. E’ una sfida che non si può mancare, che i pubblici amministratori, dopo decenni trascorsi a lamentarsi per la coperta sempre troppo corta, non possono sbagliare.
«Serve uno sforzo straordinario – sottolinea il commissario collegato in video con la Sala dei Baroni del Maschio Angioino – in larga parte collegato al capitale umano e alle nostre università».
Solo sfruttando al meglio le prospettive che si apriranno, osserva Gentiloni, sarà possibile colmare l’eterno gap tra Nord e Sud che continua a crescere («la quota di Pil del Mezzogiorno è passata dal 25% al 22% negli ultimi anni») e provare a collegare il Mediterraneo tutto. Perché, è la sintesi dell’intervento di Gentiloni, nel Mediterraneo risiede una forza di sviluppo che può trainare l’Europa. Basta vedere cosa è accaduto con l’energia. «La guerra ha svelato la dipendenza dal gas russo e la risposta Ue è stata straordinaria, in 10 mesi abbiamo ridotto l’import di gas russo dal 40% a 7%, incredibile. Ma ora sappiamo bene che la strada non è in discesa e che sia sulla diversificazione, che sulle rinnovabili il Mezzogiorno ha un ruolo possibile e importante – analizza Gentiloni – Abbiamo una parte consistente dei collegamenti che arrivano nel Mediterraneo nelle Regioni del Mezzogiorno e abbiamo la consapevolezza che sulle rinnovabili già oggi il Mezzogiorno contribuisce per il il 50% alla produzione italiana». Il Sud ha quindi una potenzialità nel suo ‘ventre’. «Qui è cruciale la prospettiva verticale. Veniamo da anni in cui la prospettiva orizzontale e dei rapporti tra noi e la Russia ha dominato le nostre politiche. Ma dobbiamo sapere che il destino che la geografia determina è verticale, verso l’Africa – insiste Gentiloni – E’ il rapporto dell’Europa verso l’Africa dove nei prossimi 20 anni avremo miliardi di persone con le sfide demografiche e sociali, una straordinaria prospettiva di restituire centralità al Mediterraneo e quindi al Mezzogiorno. Credo che questa debba essere più che mai una grande prospettiva europea. E al centro di questo un rinnovato protagonismo del Mezzogiorno e del suo capitale umano».
La parola d’ordine, dunque, è rimboccarsi le maniche. I ministri invitati al Festival rispondono presente. Nello Musumeci, titolare del dicastero Protezione civile e Politiche del Mare, punta tutto su sviluppo delle infrastrutture e sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto: bisogna creare «un polo di sviluppo omogeneo e che possa proiettarsi verso il Mediterraneo» per colmare i vuoti sin qui esistenti. «Dobbiamo recuperare 40-50 anni di assenza di un progetto di crescita e sviluppo» per le Regioni del Mezzogiorno, esplicita Musumeci sottolineando come, anche l’Europa non abbia mai avuto «un piano per il Mediterraneo» che «non è più mare di frontiera ma mare di cerniera». E una cerniera ‘naturale’ non può non essere, nella visione di Musumeci e del Governo, il Ponte sullo Stretto: «Il ponte sullo Stretto dal punto di vista della crescita economica può diventare, insieme ad altre infrastrutture, il motore di crescita delle regioni del Sud. Servirà a dare al Mezzogiorno d’Italia la funzione di base logistica dell’Europa nel Mediterraneo. Non avrà ricadute positive soltanto per la Sicilia e la Calabria». Per quanto riguarda i tempi di realizzazione, il ministro, nel sottolineare di non fare «previsioni temporali perché le insidie sono sempre dietro l’angolo», ha parlato di «un anno per il progetto esecutivo e di cinque anni per la realizzazione». Altro tema cruciale per lo sviluppo del Sud è quello delle infrastrutture. Osserva Musumeci: «Il sistema portuale è efficiente, la capacità di lavorare sulle tratte brevi e lunghe, la capacità di realizzare retro porti e di lavorare la merce, e non solo scaricarla, utilizzare meglio le autostrade del mare, l’intermodalità ferrovia, strada gommata e porti, sono le sfide, insieme a un sistema sostenibile di protezione dell’ambiente, che ci attendono e che dobbiamo saper raccogliere». Quindi anche Musumeci si rivolge ai pubblici amministratori chiedendo un cambio di passo: «Noi meridionali ci portiamo dietro qualche tara caratteriale, e lo dico da siciliano: dobbiamo superare la concezione del fatalismo, della rassegnazione, dobbiamo osare, responsabilizzare le classi dirigenti, cogliere una straordinaria opportunità».
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Alberto Urso rivendica invece la centralità di «mare e spazio»: «Sono il futuro del nostro Paese. Sono due asset importanti».
Si dice pronto alle sfide per l’impiego dei fondi del Pnrr il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi: «Noi siamo perfettamente in linea con i tempi, i progetti stanno procedendo regolarmente e adesso, quest’anno, passiamo alla fase realizzativa che è la sfida più grande». «Io avevo grandi timori sui progetti e sul reperimento dei finanziamenti – spiega – ma questa fase l’abbiamo superata brillantemente e adesso parte la fase delle realizzazioni per cui i tempi sono molto stretti: la burocrazia italiana è terribile ed è questa la vera sfida». L’ex rettore ed ex ministro pigia il piede sull’acceleratore, galvanizzato dal momento d’oro che vivono Napoli e la Campania. Capoluogo e regione «vivono un momento di grande trasformazione: gli indicatori economici sono positivi, il Pil è cresciuto così come l’export». L’auspicio di Manfredi, allora, non può non essere che «Napoli può e deve essere ponte tra due realtà fondamentali quali sono l’Europa e l’Africa, continente giovane che vuole essere nuovo protagonista delle realtà globali, che ha voglia di crescere e ha grandi potenzialità». «Dobbiamo far leva conclude – sulla capacità di creare reti di formazione sulle sponde del Mediterraneo con reti di Università che faccia crescere la nuova classe dirigente».
Progetti ma anche recupero e tutela dell’identità. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano batte sul tema della valorizzazione delle ‘radici’ di un territorio, e nello specifico dell’Italia, come punto di partenza per una nuova occasione di sviluppo: «Io sto provando a lavorare alla costruzione di un immaginario italiano nel mondo, a una proiezione del valore Italia, della sua storia, dei suoi sedimenti e del suo modo di vivere». Questo per Sangiuliano è possibile recuperando e rafforzando i «valori di una cultura identitaria». «In Italia – dice il ministro ci sono 5 milioni di opere e noi ne esponiamo solo 480mila. Nel mondo c’è fame di cultura italiana e lo dimostrano i dati secondo cui i nostri musei in pochi mesi sono tornati ai livelli del 2019 e sono anche, nel senso buono del termine, una ‘macchina da soldi’». Non solo: l’appeal che l’Italia ha lo provano anche i dati emersi da una ricerca, citata dal ministro, secondo cui «la stragrande maggioranza» di cittadini che vivono in altri Paesi hanno risposto che se la propria Nazione non ci fosse vorrebbero vivere in Italia. «La nostra missione – conclude Sangiuliano – è coltivare tutto ciò e farne un valore anche economico e non solo un discorso astratto, ma un elemento propulsore della nostra economia. Dobbiamo vendere nel mondo il nostro immaginario e la nostra dimensione culturale».