Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 12/09/2024
Le alluvioni di Derna non fermano l’astio
La Libia continua a vivere forti tensioni politiche anche in occasione del primo anniversario delle devastanti alluvioni che la notte dell’11 settembre 2023 hanno colpito la città di Derna e le regioni circostanti. I due governi rivali, quello di unità nazionale di Tripoli guidato da Abdulhamid Dabaiba e quello di Bengasi designato dalla Camera dei rappresentanti sotto la guida di Osama Hammad, sono in disaccordo persino sulla decisione di dichiarare una giornata festiva in coincidenza con il lutto nazionale. Il Governo di unità nazionale, attraverso la piattaforma mediatica “Hakomitna” (il nostro governo), ha comunicato che mercoledì 11 settembre è un giorno di lutto, con le bandiere a mezz’asta in memoria dei “martiri” delle inondazioni.
Tuttavia, ha specificato che “le istituzioni statali lavoreranno come al solito” e non ci sarà alcuna interruzione delle attività. La decisione è stata ufficializzata dalla risoluzione n. 406 del 2024, che prevede, per ogni 11 settembre, un giorno di lutto nazionale, ma senza decretare una giornata festiva. Diversamente, il primo ministro “orientale” Hammad, non riconosciuto dalla Comunità internazionale, ha dichiarato l’11 settembre sia giorno di lutto sia giornata festiva, con la chiusura degli uffici pubblici, in memoria delle vittime delle alluvioni causate dalla tempesta “Daniel” dello scorso anno. L’11 settembre 2023, una devastante alluvione colpì la Libia orientale, con la città di Derna che subì i danni maggiori. Le inondazioni, causate dal crollo di due dighe a monte della città durante la tempesta Daniel, spazzarono via interi quartieri, distrussero infrastrutture essenziali e causarono una tragedia umanitaria senza precedenti.
A un anno dal disastro, la ricostruzione è iniziata e visibili progressi sono stati fatti, ma diverse problematiche continuano a gravare sul futuro della città e dei suoi abitanti. Secondo Claudia Gazzini, analista senior dell’International Crisis Group (Icg), recentemente tornata da Derna, i passi in avanti nel ripristino delle aree colpite sono sorprendenti. “La grande valle, il Wadi che attraversa la città, che era stata interamente distrutta, è stata ripulita, le macerie tolte, e molti degli edifici nel centro della città sono stati rinnovati”, racconta Gazzini in un’intervista ad “Agenzia Nova”. “Sono stati costruiti, o sono in costruzione, migliaia di appartamenti nella periferia della città e nuovi ponti che attraversano la valle, mentre la strada lungo la costa, anch’essa distrutta, è in fase di ricostruzione”, aggiunge. Gli sfollati hanno ricevuto indennizzi per trovare alloggi alternativi. Coloro che hanno perso la casa hanno ricevuto 100 mila dinari libici (circa 20 mila euro) per unità familiare e molti di loro ora vivono in affitto a Derna, presso parenti o in altre città libiche come Bengasi.
Tuttavia, permangono dubbi sul fatto che la ricostruzione, seppur rapida, stia seguendo un piano complessivo adeguato teso a evitare future catastrofi. Uno degli aspetti più inquietanti dell’anniversario è l’incertezza riguardo al numero delle vittime. “Ufficialmente, l’Ufficio del Procuratore a Derna ha registrato poco più di 6 mila morti, ma le famiglie locali credono che il numero reale sia molto più alto, forse fino a 11 mila”, spiega Gazzini. Circa 3 mila corpi sono stati riseppelliti in tombe individuali senza nome e il processo di identificazione attraverso il Dna è ancora incompleto. Non è chiaro, inoltre, se questi corpi facciano parte del conteggio ufficiale dei dispersi o se rappresentino ulteriori vittime non ancora identificate.
L’analisi delle cause della tragedia rimane altrettanto nebulosa. Le autorità libiche hanno etichettato l’evento come un semplice “disastro naturale”, ignorando le gravi carenze nella costruzione e nella manutenzione delle dighe amonte di Derna, sottolineate invece dagli esperti internazionali. “Se queste dighe fossero state costruite con specifiche diverse, o se fossero stati effettuati lavori di manutenzione adeguati, forse si sarebbe potuto evitare il crollo”, osserva Gazzini. Nonostante la costruzione di nuovi ponti e infrastrutture nel Wadi, non c’è ancora un piano chiaro per la gestione delle acque a monte.
“È stupefacente che si stiano portando avanti lavori senza avere una chiara idea di cosa fare più a monte, dove c’erano le dighe”, afferma Gazzini, sottolineando l’assenza di un vero e proprio “master plan” per prevenire future inondazioni. La famosa diga di Wadi Mansur giace ancora abbandonata nelle vallate desertiche alle spalle di Derna, e non è chiaro quale sarà il suo destino. La ricostruzione è stata in parte finanziata dai fondi della Banca centrale della Libia, che ha stanziato ben 950 milioni di dollari per interventi nell’est del Paese. Non è chiaro quanto di questi fondi sia effettivamente destinato a Derna e quanto ad altre città come Bengasi. “La Banca centrale dichiara di aver messo a disposizione questi ondi al suo ufficio di Bengasi per ricostruzioni non meglio definite”, evidenzia Gazzini.