I progressi a rilento della commissione sul passato coloniale deludono Algeri

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 23/02/2024

La restituzione degli archivi algerini saccheggiati e conservati in Francia rimane uno dei principali punti di contesa tra le parti

Dopo oltre un anno e mezzo dalla sua istituzione, la commissione mista franco-algerina incaricata del dossier della “memoria condivisa”, cioè sul passato coloniale e sulla sanguinosa guerra di liberazione, procede a ritmi estremamente lenti. Secondo il quotidiano algerino “Echourouk”, questo ha generato insoddisfazione presso la parte algerina, che nutriva aspettative di progressi più significativi. Un disappunto acuito dal divieto da parte delle autorità francesi di un raduno di attivisti algerini a Parigi in occasione della Giornata nazionale dei caduti, che si celebra il 18 febbraio. L’assertiva “mancanza di evoluzione della posizione francese sulla questione della memoria”, spiega l’agenzia di stampa algerina “Aps”, è un chiaro segnale dell’insoddisfazione delle autorità algerine riguardo alla lentezza dei colloqui tra gli storici dei due paesi all’interno della commissione paritetica.

La restituzione degli archivi algerini saccheggiati e conservati in Francia rimane uno dei principali punti di contesa tra le parti. Mentre l’Algeria richiede la restituzione degli originali, la parte francese sembra propendere solo per garantire la libertà di accesso a tali archivi. Il problema della restituzione degli archivi rappresenta una “questione di sovranità per l’Algeria, ma al momento sembra che la Francia non sia disposta a cambiare posizione su questa delicata materia. Questi ritardi, afferma la stampa algerina, ostacolano il processo di normalizzazione delle relazioni tra i due paesi e sollevano dubbi sull’efficacia della creazione della commissione mista. L’Algeria richiede un approccio francese “più serio ed efficace” per superare il passato e costruire relazioni bilaterali solide.

Ad aggravare le tensioni si aggiunge ferita mai sanata delle morti provocate in Algeria dai test nucleari eseguiti nel Paese dalla Francia. Il primo “Gerboise bleue” avvenne il 13 febbraio 1960 nella regione meridionale di Reggan. La detonazione di una bomba atomica da 70 kilotoni nel Sahara algerino sancì ufficialmente l’ingresso della Francia nel club delle potenze nucleari dopo Stati Uniti, Unione Sovietica e Regno Unito. Le radiazioni di quei test causarono migliaia di morti tra la popolazione algerina e, secondo diverse associazioni, ancora oggi continuano a mietere vittime. Tuttora, inoltre, le autorità francesi si rifiutano di rilevare l’esatta ubicazione dei siti di stoccaggio delle scorie nucleari sui territori algerini, invocando come motivazione il segreto militare.

Lo scorso mese di dicembre, il ministro degli Esteri dell’Algeria, Ahmed Attaf, aveva detto che l’Algeria è pronta a voltare pagina sulla storia coloniale con la Francia, ma la stessa volontà deve esserci anche da parte di Parigi. “La nostra volontà di voltare pagina sulla storia coloniale è sincera, ma il riconoscimento da parte della Francia è essenziale per il progresso delle relazioni bilaterali”, aveva dichiarato Attaf. Non aiuta il fatto che la premier francese Elisabeth Borne abbia recentemente aperto a una rinegoziazione dell’accordo franco-algerino del 1968, che prevede delle agevolazioni per i cittadini dell’Algeria in termini di circolazione, soggiorno e lavoro in Francia. “Abbiamo delle richieste, così come ne ha il governo algerino”, aveva detto Borne in un’intervista rilasciata il quotidiano “Le Figaro” a inizio dicembre. In Francia molti esponenti di destra chiedono una rivisitazione dell’accordo, giudicato troppo favorevole ad Algeri.

Sembra già esaurito, dunque, il “nuovo slancio” delle relazioni algerine-francesi impresso nel 2022, con la firma di 12 accordi bilaterali tra i due Paesi. L’intento, allora, era quello di ricucire lo strappo del 2021 dovuto alle dichiarazioni del presidente francese, Emmanuel Macron. Il titolare dell’Eliseo, all’epoca in piena campagna elettorale, aveva riservato parole molte dure nei confronti della classe dirigente algerina, accusandola di vivere di “rendita commemorativa”. Non solo. Interrogato sulla sua ultima decisione di ridurre drasticamente il numero di visti concessi in Francia ai cittadini nordafricani, algerini inclusi, Macron aveva fatto un’allusione poco lusinghiera all’élite politica algerina: “Non ci sarà alcun impatto su ciò di cui parliamo. Faremo in modo che gli studenti e la comunità imprenditoriale non siano coinvolti. Piuttosto, infastidiremo le persone dei gruppi dirigenti, che erano solite richiedere i visti facilmente”. Algeri aveva risposto richiamando il proprio ambasciatore a Parigi.