Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 12/09/2024
Il controverso memorandum d’intesa siglato il primo gennaio
Continua ad acuirsi la crisi diplomatica tra Somalia ed Etiopia, che ha avuto la sua causa scatenante nel controverso memorandum d’intesa siglato lo scorso primo gennaio dal governo di Addis Abeba con le autorità del Somaliland per ottenere l’accesso al Mar Rosso attraverso la concessione del porto di Hargheisa, in cambio del riconoscimento dell’indipendenza dell’autoproclamata Repubblica. Questa volta ad alimentare le tensioni tra Mogadiscio e Addis Abeba è un terzo attore, che nella crisi ha in realtà sempre svolto il ruolo di “convitato di pietra”: l’Egitto. In particolare, a scatenare la reazione scomposta dell’Etiopia è stato l’accordo di cooperazione, siglato il mese scorso in occasione della visita del presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud al Cairo, in base al quale un totale di 10 mila militari egiziani saranno inviati in Somalia: metà di questi (5 mila) saranno integrati nella Missione di supporto e stabilizzazione dell’Unione africana in Somalia (Aussom) – che dall’1 gennaio 2025 subentrerà alla Missione di transizione dell’Unione Africana in Somalia (Atmis) – mentre gli altri 5 mila saranno dispiegati in modo bilaterale.
La risposta etiope, annunciata con un comunicato di fuoco diffuso l’indomani dell’arrivo a Mogadiscio dei primi militari egiziani che saranno dispiegati negli Stati regionali di Hirshabelle, del Sudovest e di Galmudug, è così arrivata nei giorni scorsi: dapprima con lo schieramento di veicoli blindati e centinaia di uomini al confine con la Somalia, in seguito con il sequestro di alcuni aeroporti chiave nella regione somala di Ghedo, tra cui quelli di Luq, Dolow e Bardere, nel tentativo di impedire il possibile trasporto aereo di truppe egiziane nella zona. Gli scali costituiscono gli unici punti di accesso alle città nella regione di Ghedo, dal momento che le principali arterie stradali sono controllate dal gruppo jihadista Al Shabaab. L’intervento etiope è dunque visto come una mossa strategica per interrompere il dispiegamento pianificato di truppe egiziane. A rincarare la dose era stato, nei giorni scorsi, il capo delle Forze di difesa nazionale etiopi (Endf), Birhanu Jula, il quale aveva ribadito che l’Etiopia è pronta a difendere la sua integrità e sovranità territoriale da qualsiasi violazione da parte di forze esterne che potrebbero minacciarla, accusando la vicina Somalia di collaborare con “forze esterne” e mettendo in guardia contro quelli che ha definito “nemici storici” (con chiaro riferimento all’Egitto) che mirano a ostacolare lo sviluppo dell’Etiopia, con il sostegno di “mercenari e traditori interni”.
Sulla questione è intervenuto il primo ministro somalo Hamza Abdi Barre il quale, nel tentativo di smorzare le tensioni, ha comunque tenuto a precisare che la Somalia ha il diritto di ospitare le truppe egiziane per assisterla nelle sue esigenze di sicurezza, e che tale sostegno militare non equivale a un’intenzione di aggressione nei confronti dell’Etiopia. Barre ha poi colto l’occasione per esprimere una dura critica ad Addis Abeba, accusando il governo etiope di violare la sovranità somala, e ha nuovamente condannato il memorandum d’intesa tra Etiopia e Somaliland, sostenendo che tali azioni violino il diritto internazionale e compromettano l’integrità territoriale della Somalia. Barre ha quindi sottolineato che qualsiasi assistenza militare esterna, compresi i potenziali schieramenti delle forze egiziane, abbia uno scopo puramente difensivo e non dovrebbe essere considerata come il preludio di operazioni offensive.
Indicativo delle tensioni tra Somalia ed Etiopia e del gelo diplomatico tra i due Paesi è il fatto che, secondo quanto riferito da fonti citate dal quotidiano “Garowe Online”, il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud si sarebbe rifiutato di incontrare il primo ministro etiope Abiy Ahmed a Pechino, dove entrambi hanno partecipato la scorsa settimana alla nona edizione del Forum sulla cooperazione Cina-Africa (Focac), a margine del quale entrambi i leader hanno tenuto colloqui bilaterali con diversi leader africani e internazionali. Secondo le stesse fonti, a nulla sarebbe servita la mediazione dell’ex presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, attuale Alto rappresentante dell’Unione africana per il Corno d’Africa. È la seconda volta che Mohamud si rifiuta di incontrare Ahmed. In precedenza, il presidente keniota William Ruto aveva cercato di portare i due leader a Nairobi, ma anche in quel caso gli sforzi erano stati vani.
Come testimoniato dall’accordo di difesa, le tensioni tra Etiopia e Somalia hanno avuto l’effetto di avvicinare ulteriormente le posizioni di Somalia ed Egitto, già in netto miglioramento dopo l’elezione del presidente Hassan Sheikh, avvenuta nel maggio 2022. Il Cairo è infatti da tempo ai ferri corti con Addis Abeba per via della Grande diga della rinascita etiope (Gerd), la maxi infrastruttura sul fiume Nilo, il cui ormai prossimo completamento rappresenta una minaccia esiziale per l’approvvigionamento idrico egiziano. Già dall’inizio del 2023 l’Egitto era un attore chiave per la sicurezza in Somalia, contribuendo all’addestramento delle reclute dell’esercito somalo e alla fornitura di armi e munizioni e alla cura di soldati somali feriti negli ospedali militari egiziani. Sempre lo scorso anno, inoltre, Mogadiscio e Il Cairo hanno avviato colloqui per una più stretta cooperazione strategica, e da tempo circolano indiscrezioni di stampa – finora mai confermate – secondo cui Mogadiscio starebbe pensando di concedere all’Egitto una base militare nel centro-sud del Paese. A riavvicinare le posizioni di Egitto e Somalia, oltre alla comune minaccia etiope, è stato anche il disgelo nelle relazioni tra Il Cairo e lo storico alleato di Mogadiscio: la Turchia. Un disgelo che è stato sancito dalla recente visita effettuata ad Ankara dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi (la prima dal 2014). Una visita che ha indicato in modo chiaro e inequivocabile la rinnovata vicinanza tra i due Paesi.