Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 24/09/2024
Israele “sta affrontando giornate complesse, cambiando l’equilibrio di potere nel nord”, al confine con il Libano, eliminando i missili del movimento sciita libanese Hezbollah. Lo ha detto il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, durante un incontro con il ministro della Difesa, Yoav Gallant, e il capo di Stato maggiore delle Forze di difesa israeliane (Idf), Herzi Halevi, presso il ministero della Difesa a Tel Aviv. Netanyahu ha affermato: “Stiamo affrontando giornate complesse. Ho promesso che avremmo cambiato l’equilibrio di potere nel nord, ed è esattamente ciò che stiamo facendo”.
Sono queste le dichiarazioni dell’establishment israeliano diffuse nella giornata con maggiore scambio di fuoco tra Israele e Hezbollah dall’8 ottobre a oggi, ovvero da quando oltre 11 mesi fa i miliziani filo-iraniani hanno ingaggiato lo scontro con Israele a sostegno della popolazione palestinese della Striscia di Gaza. Dall’inizio di questa mattina, le Idf hanno colpito oltre 800 obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano e nella valle della Beqaa, nell’est del Paese, al confine con la Siria. Secondo il ministero della Salute libanese, negli attacchi sono morte oltre 274 persone, ma non è ben chiaro quanti di loro siano civili e quanti membri di Hezbollah.
Da parte sua, il movimento sciita ha lanciato oltre 70 razzi verso il nord di Israele. Durante il discorso diffuso tramite un video, il primo ministro israeliano ha affermato: “Per coloro che non l’hanno ancora capito, voglio chiarire la politica di Israele. Non aspettiamo una minaccia, la anticipiamo. Ovunque, in ogni teatro, in qualsiasi momento”. Netanyahu ha affermato che Israele sta eliminando alti funzionari, combattenti e depositi di missili. “Chiunque provi a farci del male, noi gliene faremo ancora di più”, ha detto, ribadendo: “Ho promesso che avremmo cambiato l’equilibrio della sicurezza, l’equilibrio di potere nel nord. Questo è esattamente ciò che stiamo facendo. Stiamo distruggendo migliaia di missili e razzi puntati contro le città e i cittadini israeliani”.
A inizio giornata, le Forze di difesa israeliane hanno diffuso dei video che mostrano abitazioni della popolazione civile, usata di fatto come scudo umano, all’interno delle quali erano stati nascosti diversi tipi di munizioni. A conferma della presenza di munizioni all’interno delle abitazioni, dopo i bombardamenti si sono innescati razzi e missili, come testimoniano alcuni video apparsi sui social media. Prima dell’ondata di bombardamenti in Libano e nella Beqaa, le Idf hanno avvisato la popolazione di lasciare le case rifugio dell’arsenale militare di Israele. Gli attacchi di oggi seguono l’infiltrazione nei sistemi di comunicazione di Hezbollah di martedì e mercoledì scorsi, 17 e 18 settembre, e il bombardamento di venerdì 20 settembre nella periferia meridionale di Beirut, roccaforte di Hezbollah, dove è stata decapitata l’unità delle forze speciali del movimento, la forza Radwan.
Sul campo la situazione lungo il confine settentrionale è estremamente tesa e in divenire, mentre sul piano diplomatico si tenta il tutto per tutto. Una delegazione dell’intelligence turco-qatariota si recherà domani in Libano per cercare di trovare una soluzione agli scontri di confine tra Israele e Hezbollah, secondo quanto ha riferito l’emittente panaraba satellitare con sede ad Abu Dhabi “Sky News Arabia”, per cui lo scopo della visita della delegazione è quello di “evitare la guerra”. In queste ore, Jean-Yves Le Drian, l’inviato in Libano del presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, è arrivato a Beirut. Inoltre, la coordinatrice speciale delle Nazioni Unite per il Libano, Jeanine Hennis-Plasschaert, inizia oggi una visita ufficiale in Israele.
Secondo quanto riferisce su X l’ufficio di Unscol, la coordinatrice speciale dell’Onu incontrerà funzionari israeliani di alto livello per discutere gli ultimi sviluppi. In un comunicato stampa, Hennis- Plasschaert sottolinea che “non esiste una soluzione militare che renda entrambe le parti più sicure. Con in gioco il benessere dei civili su entrambi i lati della linea blu (la linea di demarcazione tra Libano e Israele) e la stabilità della regione, occorre lasciare spazio affinché gli sforzi diplomatici abbiano successo”. Considerati i legami di Hezbollah con l’Iran e il ruolo che Teheran svolge sull’operato del gruppo armato libanese, assume importanza la dichiarazione da New York del ministro degli Esteri della Repubblica islamica, Abbas Araghchi.
“L’Iran è pronto ad avviare un nuovo ciclo di negoziati sul nucleare nell’ambito della sua partecipazione all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, in corso a New York”, ha affermato Araghchi. “Il nostro dovere in politica estera è che se dovessero sorgere differenze e ostilità tra noi e alcuni paesi, in particolare gli Stati Uniti, monitoreremo attentamente la situazione e pianificheremo come ridurre questi costi per il Paese e per la gente”, ha sottolineato il ministro iraniano, citando l’accordo sul nucleare (Jcpoa) come uno degli esempi di questa gestione del conflitto. “Nel Jcpoa non siamo diventati compagni, partner o amici degli statunitensi (…). Avevamo una differenza sulla questione nucleare e abbiamo cercato di risolvere questa differenza, in altre parole, abbiamo adottato una formula di rafforzamento della fiducia contro la revoca delle sanzioni, e abbiamo avuto successo e il mondo l’ha accolto favorevolmente, ma gli statunitensi si sono tirati indietro”, ha detto Araghchi.