Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 30/12/2023
Nell’84esimo giorno di guerra tra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno esteso le operazioni nell’area di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, mentre una delegazione del gruppo armato si trova al Cairo per discutere una proposta formulata dall’Egitto per porre fine alle ostilità. In precedenza, il capo del Servizio di informazione dello Stato (Sis) egiziano, Dia Rashwan, aveva chiarito i dettagli dell’iniziativa che prevede tre fasi successive e collegate, che dovrebbero concludersi con il cessate il fuoco. Secondo quanto rivelato da alcune fonti al quotidiano egiziano “Al Masry al Youm” la delegazione ha illustrato le proprie posizioni su punti cruciali dell’eventuale accordo, come il numero dei prigionieri palestinesi che Israele rilascerebbe in cambio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas e le garanzie di un completo ritiro militare dalla Striscia di Gaza. Secondo il quotidiano israeliano “Jerusalem Post” tuttavia, Hamas avrebbe ribadito che non ci sarà alcun accordo sullo scambio di ostaggi e prigionieri fino a che non cesserà l’aggressione israeliana, aggiungendo di essere “aperto a qualsiasi iniziativa che possa porre fine a questa guerra genocida israeliana”.
La proposta egiziana non contiene indicazioni sul futuro governo della Striscia di Gaza, tema che è oggetto di dibattito anche in Israele. A questo proposito, Rashwan aveva precisato che “tutto ciò che riguarda il governo palestinese è una questione prettamente palestinese”. In merito si sono espresse anche cinque fazioni palestinesi (Hamas, Jihad islamica, Fronte popolare per la liberazione della Palestina, Fronte democratico per la liberazione della Palestina e Fronte popolare per la liberazione della Palestina), concordando sulla formazione di un governo di unità nazionale “derivante da un consenso globale”. Nel frattempo, la quinta brigata delle Forze di difesa israeliane (Idf) è penetrata per la prima volta dall’inizio del conflitto nella Striscia di Gaza a Khirbat Khozaa, zona a sud dell’exclave palestinese da cui, il 7 ottobre scorso, i miliziani del movimento islamista palestinese Hamas hanno iniziato il loro attacco contro i cittadini del kibbutz di Nir Oz.
Continua a salire la tensione anche in Cisgiordania, dove le Idf hanno condotto una serie di raid in diverse aree del governatorato di Hebron. In seguito, quattro civili israeliani sono rimasti feriti dopo essere stati investiti da un’auto sempre nei pressi di Hebron. L’assalitore è stato ucciso dalle Idf. Prosegue inoltre lo scambio di fuoco al confine tra Israele e Libano, dove le Idf hanno attaccato presunte postazioni del movimento sciita filo-iraniano Hezbollah nell’area di Hamoul, nel sud del Paese dei cedri, in risposta a un precedente lancio di razzi verso lo Stato ebraico. Non si placa neppure il rischio di espansione regionale del conflitto. Secondo una fonte militare siriana “il nemico israeliano ha effettuato un attacco aereo verso il Golan siriano occupato, prendendo di mira alcuni punti della regione meridionale”, e ha aggiunto: “Le nostre forze di difesa aerea hanno risposto ai missili dell’aggressione e ne hanno abbattuto la maggior parte”.