Italia ospite d’onore del prossimo Forum dei paesi esportatori di gas

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 21/02/2024

ENERGIA, VERSO IL SETTIMO SUMMIT DEI CAPI DI STATO E DI GOVERNO

Algeria si appresta a ospitare il settimo summit dei capi di Stato e di governo del Forum dei Paesi esportatori di gas (Gecf), previsto per il prossimo 2 marzo, in un momento di forte tensione sul mercato internazionale a seguito del blocco nel Mar Rosso. Al vertice è prevista anche la partecipazione dell’Italia, unico Paese europeo a essere invitato all’evento come ospite d’onore. Una sorta di Opec (l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) del gas naturale, il Gecf è un’organizzazione intergovernativa che riunisce i principali esportatori di gas naturale del mondo, con l’obiettivo di sostenere i loro diritti sovrani sulle risorse di gas naturale e di promuovere la cooperazione e il dialogo sulle questioni relative al gas.

Il Forum comprende 12 Paesi membri (Algeria, Bolivia, Egitto, Guinea Equatoriale, Iran, Libia, Nigeria, Qatar, Russia, Trinidad e Tobago, Emirati Arabi Uniti e Venezuela) e sette Paesi osservatori (Angola, Azerbaigian, Iraq, Malesia, Mauritania, Mozambico e Perù), che insieme detengono circa il 69 per cento delle riserve mondiali di gas naturale, il 39 per cento della produzione commercializzata e il 40 per cento del commercio globale di gas naturale. Il Gecf è stato istituito nel 2001 a Teheran, in Iran, come piattaforma per la consultazione informale e lo scambio di opinioni tra i Paesi esportatori di gas. Nel 2008, a Mosca, in Russia, è stato firmato lo statuto del Forum, che formalizza lo status giuridico e il quadro istituzionale dell’organizzazione.

Il segretariato del Gecf è stato inaugurato nel 2010 a Doha, in Qatar, che svolge una funzione di organo esecutivo, mentre nel 2019 è stato lanciato il Gas Research Institute (Gri) ad Algeri. Dal prossimo 29 febbraio al 2 marzo, nel Centro internazionale conferenze Abdullatif Rahhal, sulla costa occidentale della capitale algerina, si svolgeranno diversi incontri del Gecf. Il primo giorno si terrà la riunione di un gruppo di lavoro ad hoc di alto livello. A seguire, vi sarà l’inaugurazione della sede dell’Istituto di ricerca sul gas del Gecf e un evento sulle prospettive globali del settore. Per la seconda giornata, è previsto lo svolgimento di una riunione ministeriale straordinaria del Gecf e la firma di una serie di protocolli d’intesa.

Infine, il 2 marzo, avrà luogo il settimo vertice dei capi di Stato e di governo del Gecf, che si concluderà con una conferenza stampa. L’evento del Forum dei Paesi esportatori di gas si svolge in un clima di tensione regionale e internazionale, in particolare a seguito del blocco nel Mar Rosso, provocato dagli attacchi condotti dalle milizie yemenite filo-iraniane Houthi contro le navi commerciali in transito nell’area in segno di protesta contro le operazioni militari israeliane a Gaza, avviate dopo l’attacco del movimento islamista palestinese Hamas nello Stato ebraico il 7 ottobre 2023. I continui attacchi del gruppo yemenita hanno spinto il Qatar ha sospendere le forniture di Gnl attraverso il Mar Rosso, circostanza che rischia di avere gravi ripercussioni in particolare sul mercato europeo.

Oltre che sul piano della sicurezza e della stabilità regionale, gli attacchi degli Houthi avviati a metà novembre 2023 contro petroliere e mercantili legate allo Stato ebraico, ma non solo, e il conseguente blocco nel Mar Rosso, hanno provocato un aumento dei prezzi del petrolio e del gas. A essere maggiormente colpiti dall’escalation sono i Paesi europei e, in particolare, quelli che affacciano sul Mediterraneo. Secondo quanto spiegato all’inizio di febbraio dal presidente dell’Autorità del Canale di Suez, Osama Rabie, gli introiti generati dal transito marittimo lungo il Canale di Suez sono diminuiti del 46 per cento a gennaio scorso rispetto allo stesso periodo del 2023.

La diminuzione degli introiti è direttamente proporzionale a quella del transito delle navi. A gennaio 2023 hanno solcato le acque del Canale di Suez 2.155 navi, mentre a gennaio scorso 1.362, con un calo del 36 per cento. Prima dell’escalation militare in quella che è una rotta chiave per il commercio tra l’Asia, il Medio Oriente e l’Europa, il Canale di Suez era attraversato da circa 70 navi al giorno. Oggi quel numero si è quasi dimezzato ed evitare il tratto, per chi transita dall’Europa verso il Medio Oriente, significa rotte più lunghe e costose.