Programmare e pianificare nel medio e lungo periodo, Rilanciare il dialogo religioso e culturale fra le due spunte del Mediterraneo. Trasformare il capitale umano come leva strategica dello sviluppo. Contribuire alla redazione della Nadef (Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza). Ma anche ridimensionare le differenze fra le diverse aree Ue, mettere insieme il capitale umano, immateriale e strategico. Trasformare i porti in veri e propri hub logistici. Fare del Mezzogiorno la piattaforma europea dell’energia pulita. Sono questi i punti cardine della Carta di Napoli presentata al ministero della Cultura. Un documento frutto del lavoro di analisi ed elaborazione seguito alla prima edizione del Feuromed-Festival Euromediterraneo dell’economia, che si è svolto a Napoli dal 16 al 18 marzo scorso. Ora la Carta di Napoli, con i suoi allegati tecnici e le sue proposte operative, vuole prima di tutto capovolgere la narrazione tradizionale del Sud, non più periferia ma centro del nuovo asse strategico di sviluppo Sud-Nord del mondo. Per il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano che, insieme con il Sindaco di Napoli, ha voluto essere presente alla conferenza stampa sulla Carta di Napoli, il documento “contiene spunti e proposte interessanti da valutare con attenzione. Condivido soprattutto lo spirito di mettere al centro il Mediterraneo. C’è stata un’epoca in cui il bacino del Mediterraneo è stata la culla della nostra civiltà, poi con la scoperta dell’America l’asse geopolitico si è spostato verso l’Atlantico. Penso che l’Italia non potrà mai crescere come merita se il Mezzogiorno non riassume un ruolo socio economico importante”.
Soddisfatto anche il Sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi: “Mi fa piacere che questa iniziativa lavori sulla formazione, chiaramente il cambiamento dipende anche da una nuova classe dirigente. Negli ultimi anni l’idea della narrazione negativa del Mezzogiorno sta cambiando. Questa riscoperta del Sud come una grande opportunità per l’Europa, come luogo di nuova crescita, ma soprattutto come luogo di dialogo tra Nord Europa, Mediterraneo, Adriatico e Nord Africa, credo che sia veramente un momento significativo che può dare grandi chance all’Italia e all’Europa”.
Il direttore del Quotidiano del Sud e del Festival Feuromed, Roberto Napoletano, “cambiare la narrazione vuol dire documentare una realtà che è già cambiata e che già esiste, dalla proliferazione delle start up al tasso di innovazione, il primato dell’agricoltura, la cybersicurezza. Il mondo, poi, si è capovolto e non solo l’Italia o il sud, ma l’Europa intera ha bisogno di misurarsi con il Mediterraneo allargato a partire da Napoli”, conclude citando il Piano Mattei messo a punto dal governo Meloni.
Ponendo al centro il tema della formazione, la seconda edizione del Festival Euromediterraneo dell’Economia, che si terrà a Napoli ad aprile 2024, lancia sin da luglio di quest’anno a Pollica una scuola estiva per giovani leader che assumano il ruolo di costruttori di pace e sviluppo. Tramite la collaborazione di esperti e imprese, l’obiettivo è creare nuove diplomazie culturali, scientifiche ed energetiche, navigare la complessità delle reti, sostenere lo sviluppo delle industrie essenziali del mare e della terra, favorire la crescita di una nuova manifattura. La Feuromed Summer School sarà attiva dal 6 al 9 luglio al Paideia Campus del Future Food Institute di Pollica (Salerno). Fra gli ospiti della scuola estiva, oltre al Presidente dell’advisory board del Festival Feuromed, Patrizio Bianchi e al Direttore Roberto Napoletano, ci saranno Matteo Lorito, rettore dell’Università Federico II di Napoli, Leandra D’Antone, professoressa di Storia Contemporanea dell’Università di Roma La Sapienza, Antonio Parenti, Capo della rappresentanza della Commissione Europea in Italia, Michele Marchi, professore del Dipartimento Beni Culturali dell’Università di Bologna, Davide Tabarelli, presidente di Ne-Nonisma Energia e professore di ingegneria all’Università di Bologna, Fabrizio Galimberti, economista, Giuliano Noci, protettore per la Cina e professore di strategia del Politecnico di Milano, e Sara Roversi, presidente del Future Food Institute.