«LA RICERCA DELLA PACE IN UCRAINA PASSA DA UNA EUROPA BALUARDO DI LIBERTÀ»

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 07/10/2023

A Oporto un intervento di alto profilo istituzionale quello del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso dei lavori del Gruppo Arraiolos, che comprende i capi di Stato non esecutivi delle democrazie parlamentari dell’Unione europea

Occorre avviare quanto prima un processo che conduca alla pace in Ucraina, ma una pace che sia giusta e non effimera. In questi termini si è espresso il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Oporto, nel corso dei lavori del Gruppo Arraiolos, che comprende i capi di Stato non esecutivi delle democrazie parlamentari dell’Unione europea. Un’Ue che deve svolgere un ruolo in tutto questo, favorendo la pace ma anche preparandosi a un natura- le processo di allargamento che possa garantire stabilità all’intero continente. Accanto e al di là della doverosa solidarietà a Kiev, sostenendola scongiuriamo il pericolo di un conflitto dai confini imprevedibili, ha dichiarato il capo dello Stato. Per Mattarella, se Kiev dovesse cadere, assisteremmo a una deriva di aggressioni ad altri Paesi ai confini con la Russia che condurrebbe – come già avvenne nel secolo scorso tra il 1938 e il 1939 – a un conflitto generale e devastante. In questo senso, il capo dello Stato ha espresso un parere positivo sulla reazione dell’Ue, che ha mostrato fedeltà ai suoi valori e compattezza. Il dramma vero e un motivo di tristezza sono le tante vite stroncate, la distruzione e le immani risorse finanziarie bruciate in armamenti, pur con la consapevolezza che ciò che si sta facendo tutela la pace mondiale. Dal dramma attuale dell’Ucraina si apre, tuttavia, una prospettiva di speranza e quella speranza si chiama Unione europea. Nel suo intervento, Mattarella ha rimarcato come la Russia abbia scelto di violare regole di quella convivenza internazionale che aveva contribuito costruire. L’Unione, di contro, appare ancora una volta elemento di garanzia della libertà e dell’indipendenza dei popoli che le appartengono e che desiderano farne parte. Tutto questo rafforza come tema all’ordine del giorno l’allargamento all’Ucraina, ai Balcani occidentali – non scavalcabili in questo processo –, alla Moldova e, quando sarà il tempo, alla Georgia.

Su un altro fronte – ma collegato – il presidente Mattarella ha spiegato che la riforma delle istituzioni europee non è più rimandabile, così come il completamento dell’integrazione fra i Paesi, altrimenti il mondo ci lascerebbe indietro. Il capo dello Stato ha parlato di una prova senza appello, senza secondo tempo. C’è la necessità di fare presto, di superare lo stallo, per rendere la comunità europea più forte a livello internazionale, di rivedere in profondità le istituzioni comuni europee per garantire loro maggiore efficacia decisionale. Si tratta – ha ammonito Mattarella – di un lavoro “ambizioso” per cui “serve visione e lungimiranza”. Ma è “un passaggio senza prova d’appello. Non ci sarà un secondo tempo per farlo, il mondo ci lascerebbe indietro”. Questo vuol dire, per il Presidente, “non sfuggire alle scelte che si impongono” a meno che non si voglia svuotare “l’Unione di prospettive di protagonismo”. Tuttavia, una quadra su queste scelte, come evidenziano anche gli esiti del Consiglio europeo informale di Granada, non è così facile da ottenere, perché le scelte riguardano temi di ampio dibattito, a cominciare dal passaggio dal voto all’unanimità a quello a maggioranza. Senza dimenticare la necessità di un’effettiva politica estera e di difesa comune, di un Parlamento con autentici compiti decisionali e il completamento dell’architettura finanziaria dell’Unione. Queste parole assumono un peso differente se si considera che siamo alle porte di una tornata elettorale comunitaria che potrebbe ridisegnare il Parlamento Ue. Una politica realmente incisiva rispetto agli impegni davanti a cui si trova l’Ue non è possibile senza un salto di qualità sul fronte dell’integrazione al nostro interno, ha ribadito il presidente Mattarella. “Vogliamo buttar via il lavoro fatto e continuare come se non fosse successo niente negli ultimi quattro anni?”, ha chiosato il Presidente della Repubblica.