Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 23/08/2024
Il recente spostamento delle unità militari dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Enl) comandato dal generale Khalifa Haftar dall’est del Paese alle aree meridionali e occidentali ha innescato forti preoccupazioni nella regione, in particolare in Algeria. Secondo il quotidiano panarabo pubblicato a Londra “Al Arab”, la presenza delle forze di Haftar si starebbe concentrando nella direzione della città di Ghadames e del suo aeroporto, vicino al confine algerino. Saddam Haftar, figlio del generale Khalifa e capo di Stato maggiore delle forze di terra dell’Enl, ha spiegato che i movimenti militari dalla Cirenaica rientrano in un piano globale volto a proteggere i confini e rafforzare la sicurezza nazionale, con pattugliamenti nel deserto e il monitoraggio della striscia di frontiera con i paesi vicini.
Una versione confermata ad “Agenzia Nova” da Mohamed Ahmed Eglees, comandante del 173mo Battaglione dell’esercito libico di Haftar e di stanza nel sud della Libia, tra Ubari e il confine con l’Algeria. Secondo Eglees, “il Comando generale (dell’Enl) non ha alcuna intenzione di fomentare il caos al confine tra la Libia e l’Algeria, che è un Paese fratello con cui abbiamo strette relazioni storiche e sociali, e che rispettiamo”. Altre fonti libiche sentite da “Nova” ritengono tuttavia che le forze di Haftar si siano mosse in risposta ad alcuni movimenti dell’esercito algerino nel sud della Libia, in particolare nei pressi di Ghat e Ghadames. Lo stesso 173mo Battaglione aveva diramato lo stato di emergenza tra le sue unità dopo che l’esercito algerino aveva stabilito alcuni check point in aree cuscinetto abbandonate sul lato libico del confine.
A questo proposito, Eglees ha spiegato a “Nova” che “lo stato di emergenza significa solamente che l’esercito è in allerta, il che richiede a tutte le unità prontezza e preparazione”. In merito agli spostamenti delle forze comandate da Haftar verso la frontiera con l’Algeria, il comandante del 173mo Battaglione ha sottolineato che “si sta lavorando per proteggere i confini e migliorare la stabilità”. “Questi movimenti fanno parte di un piano strategico volto a monitorare la striscia di confine e a combattere qualsiasi potenziale minaccia. Stiamo lavorando per garantire la sicurezza”, ha spiegato Eglees. Il valico di Ghadames tra Algeria e Libia continua a restare chiuso al traffico, nonostante l’accordo raggiunto negli ultimi anni tra i due governi per la sua apertura. Il controllo di Ghadames è particolarmente strategico, sia per il controllo dei flussi migratori ma anche per la ricchezza di risorse petrolifere dell’area.
A maggio dello scorso anno, l’ente petrolifero statale libico National Oil Corporation (Noc) e la compagnia russa Tatneft avevano annunciato una nuova scoperta di petrolio nell’area contrattuale 04/82 situata nel giacimento di Ghadames, a seguito del test nel pozzo esplorativo 1-82/4 (F1-82/4), perforato a una profondità totale di 8.500 piedi e con una portata di 1.870 barili di petrolio al giorno. Tatneft opera nell’area contrattuale 04/82 attraverso l’acordo di esplorazione e produzione (Epsa IV) firmato con la Noc nel dicembre 2005. A novembre 2023, la Noc ha promesso a un consorzio di compagnie tra cui Eni, Adnoc e TotalEnergies, lo svolgimento di attività upstream nel Blocco Nc7, nello stesso giacimento di Ghadames.
Il comandante del 173mo Battaglione dell’Enl Eglees ha sottolineato a “Nova” che comunque “non ci sarà alcuna guerra per quelle risorse”. Bollando come “rumors” le voci circa un potenziale conflitto per il controllo dei bacini petroliferi nell’area di Ghadames, Eglees ha affermato che “finora non ci sono movimenti o ordini a riguardo”. Gli spostamenti delle unità dell’Esercito nazionale libico comandato da Haftar hanno tuttavia portato il Governo di unità nazionale di Tripoli a elevare lo stato di allerta delle proprie forze. La mobilitazione militare ha sollevato serie preoccupazioni anche nella comunità internazionale. Il timore è che un’escalation possa rompere i fragili equilibri su cui si basa il cessate il fuoco raggiunto in Libia nell’ottobre del 2020.
Le ambasciate di Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti (il cosiddetto gruppo P3+2, formato cioè da tre membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu, più Italia e Germania) in Libia hanno rilasciato una dichiarazione congiunta esprimendo “preoccupazione” per gli ultimi sviluppi. Il testo sottolinea l’urgenza di affrontare le questioni legate alla sicurezza dei confini lungo le frontiere meridionali della Libia, in un contesto di stallo politico che persiste nel Paese, aggravando il rischio di escalation e scontri violenti. Le ambasciate incoraggiano le forze di sicurezza, sia dell’est che dell’ovest, “a cogliere questa opportunità per intensificare la consultazione e la collaborazione, con l’obiettivo di adottare misure efficaci per proteggere i confini e salvaguardare la sovranità della Libia”.
Anche la delegazione dell’Unione europea nel Paese nordafricano ha rilasciato una nota per esprimere la sua “seria preoccupazione per la recente mobilitazione militare” delle forze di Haftar. Nel comunicato, la rappresentanza dell’Ue ha sottolineato che “l’uso della forza potrebbe compromettere la stabilità della Libia e provocare sofferenze umane significative”. La Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) ha invece esortato “tutte le parti a esercitare la massima moderazione ed evitare qualsiasi azione militare provocatoria che potrebbe essere percepita come offensiva e potrebbe mettere a repentaglio la fragile stabilità della Libia e la sicurezza del suo popolo”.
Il 20 agosto, nel corso di una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, l’inviata dell’Onu a capo dell’Unsmil, Stephanie Khoury, ha parlato delle crescenti preoccupazioni nella regione. “Il 9 agosto, l’Esercito nazionale libico si è mosso unilateralmente verso le zone sud-occidentali della Libia, scatenando la mobilitazione delle forze e dei gruppi occidentali e affermando la propria prontezza a rispondere a qualsiasi attacco. Mentre l’Enl ha chiarito che lo scopo nello spostamento delle forze era quello di proteggere il confine sud-occidentale, questa mossa ha generato tensioni in Occidente e sollevato preoccupazioni con il vicino della Libia, l’Algeria”, ha dichiarato Khoury.
La Libia di oggi è amministrata da due coalizioni politico-militari rivali: da una parte il Governo di unità nazionale con sede a Tripoli del premier Abdulhamid Dabaiba, riconosciuto dalla comunità internazionale e appoggiato soprattutto dalla Turchia; dall’altra il governo del premier designato dal Parlamento con sede nell’est, Osama Hammad, di fatto un esecutivo parallelo con sede a Bengasi manovrato dal generale Haftar, con forti legami con la Russia. Per uscire dallo stallo politico, l’ormai ex inviato dell’Onu Abdoulaye Bathily aveva lanciato, il 27 febbraio del 2023, un piano per redigere gli emendamenti costituzionali e le leggi elettorali necessarie per tenere elezioni “libere, inclusive e trasparenti” entro l’anno scorso. Tale piano è però fallito, così come le successive consultazioni politiche per insediare un nuovo governo tecnico e per organizzare le elezioni, e Bathily si è dimesso lasciando la guida “ad interim” dell’Unsmil in mano alla statunitense Khoury.