Le inondazioni in Cirenaica aprono una partita geopolitica nel Mediterraneo

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 19/09/2023

La corsa internazionale per fornire aiuti e per la ricostruzione dopo le devastanti inondazioni che hanno flagellato la Libia orientale potrebbe aprire una nuova partita geopolitica nel Mediterraneo. Paesi rivali come Turchia ed Egitto, Emirati Arabi Uniti e Qatar, Russia e Francia si sono affrettati a inviare navi, aerei, mezzi di trasporto, squadre di soccorso civili e militari a Derna, città di circa 100 mila abitanti praticamente spazzata via dalle inondazioni causate dal cedimento di due dighe. L’Italia è intervenuta fin da subito inviando due navi da guerra anfibie classe San Giorgio cariche di aiuti, due elicotteri e tre voli C-130J. Gli Emirati Arabi Uniti hanno inviato 17 aerei, mentre l’Egitto ha mandato una delle sue due portaelicotteri classe Mistral, la più grande nave in dotazione alla sua Marina militare. Questi aiuti hanno certamente contribuito a salvare vite e, forse, se fossero stati inviati prima avrebbero potuto alleviare il pesantissimo bilancio di almeno 4.000 vittime accertate negli ospedali libici.

Tuttavia, esiste anche il rischio che alcuni Paesi, come ad esempio la Russia, possano “approfittare” del disastro per aumentare la loro presenza in un quadrante strategico per il fianco sud dell’Alleanza atlantica. “Agenzia Nova” ne ha parlato con due esperti come Claudia Gazzini, analista senior dell’International Crisis Group (Icg), e Tarek Megerisi, senior policy fellow presso lo European Council on Foreign Relations (Ecfr). “L’angolo interessante per quanto riguarda la geopolitica direi che è la questione turca. I turchi sono stati i primi a mandare la squadra di soccorso. Questo è un fattore rilevante. Già da un anno cercavano di consolidare i rapporti con la Cirenaica”, riferisce Gazzini, che in questi giorni sta visitando le aree colpite dalle devastanti inondazioni dopo il passaggio del ciclone sub-tropicale “Daniel” che secondo stime Onu (non confermate dalle autorità locali) ha causato almeno 11.300 morti e 10.100 dispersi.

Vale la pena ricordare che dal febbraio 2022 la Libia è sostanzialmente divisa in due coalizioni politiche e militari rivali: da una parte il Governo di unità nazionale (Gun), con sede a Tripoli, del premier Abdulhamid Dabaiba, riconosciuto dalla comunità internazionale e appoggiato soprattutto dalla Turchia; dall’altra il Governo di stabilità nazionale (Gsn), di fatto un esecutivo parallelo basato in Cirenaica alleato del generale Khalifa Haftar, comandante in capo dell’Esercito nazionale libico (Enl), appoggiato in primis dall’Egitto del presidente Abdel Fattah al Sisi.

Dopo il disastro, sia le autorità rivali di Tripoli che quelle di Bengasi hanno avviato un coordinamento – al livello informale – per ricevere gli aiuti internazionali che, sul terreno, vengono organizzati logisticamente dalle forze di Haftar. Non a caso, l’inviato speciale delle Nazioni Unite in Libia, Abdoulaye Bathily, ha “ribadito l’urgenza che la Libia disponga di istituzioni unificate e legittime per rispondere efficacemente a tutte le sfide che la nazione deve affrontare”, sollecitando “sforzi rapidi, coordinati e uniti” per soccorrere la popolazione colpita da un disastro destinato ad avere ripercussioni in Libia per decenni. Tuttavia, il rischio che le autorità di Tripoli e di Bengasi possano sfruttare la situazione di emergenza per mantenere lo status quo, rimanendo al potere e procrastinando “sine die” le elezioni, è molto alto. “Che gli egiziani e gli emiratini mandino gli aiuti non stupisce, perché hanno interesse a salvaguardare Haftar”, aggiunge Gazzini.

Intanto, il generale libico ha ricevuto ieri a Bengasi il viceministro della Difesa russo, Yunusbek Bamatgireyevich Yevkurov, ufficialmente per colloqui sulle ripercussioni delle inondazioni. Esprimendo la “piena solidarietà” di Mosca “al popolo libico e alla leadership libica di fronte alla crisi”, riferisce il quotidiano libico “Al Wasat”, Yevkurov ha “confermato la disponibilità della Russia a fornire tutto il sostegno necessario alle città e alle regioni colpite”. La Federazione Russa ha inviato nei giorni scorsi tre aerei carichi di aiuti umanitari nelle zone colpite dal disastro. Non solo. Una squadra di soccorso russa ha allestito un ospedale da campo mobile a Derna e altre strutture ricettive nelle città colpite per fornire assistenza medica alla popolazione. Secondo la stampa Usa, dopo la morte di Evgenij Prigozin e lo smantellamento “de facto” del gruppo Wagner, alleato dell’Enl, le attività dei mercenari russi sarebbero controllate direttamente da Mosca. “Che i russi poi appunto siano arrivati adesso, una settimana dopo il disastro, non stupisce. Ciò che stupisce è che comunque le vecchie divisioni geopolitiche, le rivalità, si siano così appianate tanto appunto da poter avere i turchi sul campo. Se poi i russi ne approfitteranno per consolidare la loro presenza, questo non posso saperlo”, aggiunge Gazzini.

Secondo l’analista libico Megerisi, la vera partita geopolitica nella Libia orientale si giocherà nella ricostruzione delle aree devastate dal ciclone. “Le prime squadre internazionali di ricerca e soccorso sul campo sono arrivate dalla Turchia, dagli Emirati Arabi Uniti e dall’Egitto, tre nazioni che hanno ucciso molti libici durante la loro competizione geopolitica per il Paese, ma che ora lavorano fianco a fianco per salvare i libici”, sottolinea l’analista. “Per Haftar e il governo orientale è un momento di normalizzazione dei rapporti affinché altri paesi lavorino con loro e attraverso di loro. Ma man mano che la cartolarizzazione del disastro da parte di Haftar prende piede, i paesi presenti sul posto diventeranno sempre più selezionati”, aggiunge l’esperto libico di Ecfr. Nel frattempo, un gruppo di ingegneri delle Forze armate egiziane si recherà nella città libica di Derna per ispezionare le due dighe il cui crollo ha causato il disastro e per condurre uno studio per ripristinarle.

“Molti commentatori egiziani dicono che gli aiuti militari dell’Egitto non dovrebbero tornare a casa, nel senso che dovrebbero restare, trincerarsi ed esercitare una maggiore influenza, ma penso che sarà difficile da fare a lungo termine”, afferma Megerisi. “Sia l’Egitto che la Russia”, prosegue l’analista di Ecfr, “hanno una vasta rete di intelligence e risorse militari in tutta la Libia orientale, con la Russia che ha messo le mani sul Sirte. I cittadini di Derna hanno paura che i militari sfruttino la situazione per saccheggiare ciò che resta della loro città e costruire qualcosa di mostruoso sulle macerie, qualcosa che potrebbe benissimo vedere una presenza russa, emiratina ed egiziana normalizzata e radicata, una presenza che Haftar a sua volta utilizzerebbe per rafforzare il suo potere sulla scena politica libica”, conclude l’esperto.