Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 22/11/2023
Nell’intervista a Nova , l’ex diplomatico puntualizza che Hamas è parte dell’islam estremo, che vuole sottomettere il mondo
La guerra contro il gruppo palestinese Hamas “non è soltanto una guerra di Israele, bensì di tutto il mondo libero, dell’Occidente, e bisogna tenere in considerazione sia il ruolo dell’Iran che dell’islam politico”. E’ quanto dichiarato in un’intervista ad “Agenzia Nova” Dror Eydar, storico e intellettuale israeliano, ex ambasciatore di Israele in Italia. Hamas “non è un’entità normale e questo rappresenta un segnale dell’allarme per tutto l’Occidente. È come la Germania nazista, è come lo Stato islamico”, ha affermato Eydar, per il quale “non esiste la possibilità di compromesso con loro. Non c’è la possibilità di fare un cessato di fuoco fino a non completare il lavoro, cioè eliminare il Hamas e far rilasciare gli ostaggi”.
Nell’intervista, l’ex diplomatico ha puntualizzato che Hamas “è parte dei Fratelli musulmani, dell’islam estremo, politico, che vuole sottomettere tutto il mondo”. I combattenti di Hamas, il 7 ottobre, “hanno violentato le nostre ragazze, hanno decapitato e hanno bruciato vivi i nostri bambini”, rendendone difficile in alcuni casi l’identificazione. La barbarie di Hamas emerge anche dall’atteggiamento verso i circa 2 milioni di palestinesi che si trovano a Gaza. “E’ importante ricordare che Israele ha completamente abbandonato la Striscia di Gaza nell’estate del 2005. Per 18 anni non c’è stata alcuna occupazione. Invece di prendersi cura del benessere dei residenti, Hamas ha scelto di trasformare il posto in un avamposto militare”, ha affermato. Nello Statuto di Hamas, ha proseguito Eydar , si legge che tra gli obiettivi del gruppo palestinese vi sono “la distruzione dello Stato di Israele” e “l’uccisione degli ebrei ovunque si trovino”. “Questi due obiettivi compaiono solo in un documento che è stato scritto in tedesco cento anni fa, ‘Mein Kampf’. Parliamo di un’organizzazione che è simile alla Germania nazista”, ricordando che copie del “Mein Kampf” tradotte in arabo sono state trovate in una cameretta dei bambini in una casa nella Striscia di Gaza.
Nell’intervista, l’ex ambasciatore di Israele a Roma ha sottolineato l’importanza dell’istruzione per combattere la narrativa che non riconosce il diritto all’autodeterminazione del popolo ebraico. “La comunità internazionale ha un ruolo molto importante, che non è quello di essere i poliziotti dei palestinesi o di Israele ma prima di tutto educare, studiare. Perché se vogliamo vivere, convivere con i palestinesi, dobbiamo prima di tutto cambiare l’atteggiamento, gli studi dei palestinesi su Israele, sugli ebrei”. Finora, ha aggiunto l’intellettuale israeliano, nei libri di testo su cui si studia nelle scuole della Cisgiordania, amministrata dall’Autorità nazionale palestinese (Anp), “non c’è Israele. Questa entità non esiste”. L’ex ambasciatore ha citato come anche nell’articolo 20 della Carta costitutiva dell’Anp ci siano aspetti contrari all’esistenza di Israele. “Nell’articolo 20 della Carta si legge che gli ebrei non hanno diritti su questa terra e che non c’è una connessione storica o religiosa tra gli ebrei e questa terra”, ha affermato, indicando che nello stesso documento dell’Anp si dice che “gli ebrei non sono un popolo, non sono una nazione indipendente, sono solo una religione”.
L’Autorità nazionale palestinese, “che paga le famiglie dei terroristi”, ha concluso Eydar, “non riconosce il diritto all’autodeterminazione del popolo ebraico ad avere uno Stato ebraico nella nostra patria antica. Questo è un articolo genocida perché cancella il popolo ebraico dalla famiglia delle nazioni”. Pertanto, ha aggiunto Eydar, nello scenario futuro, dove secondo alcune indiscrezioni l’Anp potrebbe assumere il controllo amministrativo della Striscia di Gaza, considerando che “questo articolo non è cambiato fino a ora, prima di ogni cosa dobbiamo chiederci se l’Autorità palestinese vuole vivere con noi o vuole avere un eterno conflitto con Israele”. In definitiva, Eydar ha auspicato una “pressione vera dell’Unione Europea e di tutti i Paesi democratici sull’Autorità palestinese affinché cambi l’atteggiamento, il comportamento verso gli ebrei”.
Nell’intervista ad “Agenzia Nova”, Eydar ha illustrato la situazione attuale in Medio Oriente, dove ci sono “due blocchi politici: il blocco dei Paesi arabi moderati insieme a Israele, che mira a sviluppare il Medio Oriente, promuovere la pace e l’economia, fare business con l’Occidente, e un gruppo di Paesi e organizzazioni terroristiche guidate dall’Iran, come Hamas, Hezbollah, in Libano, e gli Houthi nello Yemen”. “Vediamo che ovunque c’è l’Iran c’è instabilità. L’Iran – ha aggiunto – aveva un grande interesse a danneggiare questo accordo tra Israele e Arabia Saudita”. A proposito dei colloqui per avviare le relazioni diplomatiche tra Israele e Arabia Saudita di cui si parlava fino a prima del 7 ottobre, Eydar ha ricordato che “alcuni funzionari dell’Arabia Saudita hanno detto pubblicamente che questo processo continuerà, mentre altri Paesi arabi moderati hanno condannano Hamas. Sappiamo che tutti questi Paesi arabi moderati vogliono che Israele elimini Hamas in modo che non diventi un’ispirazione per rovesciare il governo nei Paesi arabi”. Tra i Paesi coinvolti in prima linea nel terremoto in corso in Medio Oriente, vi è il “Qatar che fa il doppio gioco.
Il Qatar ha finanziato i Fratelli musulmani e possiede l’emittente ‘Al Jazeera’ che incita il mondo arabo contro Israele e l’Occidente”. Nell’intervista Eydar ha evidenziato i pericoli per la popolazione cristiana in Medio Oriente e ha ringraziato l’Italia per il supporto e per guardare alla verità, ricordando in generale l’ampia collaborazione esistente in diversi ambiti. Sul piano interno in Israele, dove vi sono posizioni critiche verso l’attuale governo ed establishment della sicurezza, “ovviamente, prima di tutto dobbiamo ammettere che dopo il 7 ottobre tutti noi abbiamo bisogno di cambiare le nostre percezioni e concezioni precedenti. In tanti settori della coscienza, anche verso il Medio Oriente, l’Autorità nazionale palestinese, Hamas”, ha spiegato l’editorialista israeliano Eydar a “Nova”. La richiesta di cambiamento “viene dai morti del 7 ottobre. Quello in cui credevamo prima va annullato”. Indicando che dopo la guerra ci sarà una commissione d’inchiesta per vedere cosa è successo veramente, Eydar ha ribadito che “l’obiettivo degli israeliani è essere uniti per eliminare il male assoluto di Hamas, distruggere la rete di tunnel a Gaza e far ritornare gli ostaggi”. Ricordando che parte della minaccia proviene anche dal fronte nord, al confine con il Libano, dal movimento sciita filo-iraniano Hezbollah, Eydar ha affermato: “Non abbiamo il lusso di litigare fra di noi, dobbiamo essere uniti contro questo nemico brutale. Per un giorno abbiamo avuto la sensazione di essere in un pericolo esistenziale”.
Infine, sul piano militare, l’intellettuale ha ribadito che “Israele fa tutto il possibile per non colpire o danneggiare i civili anche se Hamas si nasconde cinicamente dietro di loro”. Citando i dati diffusi da Hamas sulla morte di 13.000 persone a Gaza, Eydar ha affermato che tra di loro vi sono migliaia di terroristi e che Israele fa tutto il possibile per non colpire o danneggiare i civili anche se Hamas si nasconde cinicamente dietro di loro. Tuttavia, “chi usa il termine genocidio per descrivere questa guerra, chiunque chiami genocidio l’attacco israeliano a Gaza mente e distorce la storia e il linguaggio”. Infine, in merito alla narrazione del conflitto, Eydar si aspetta che i Paesi occidentali non consentano di intonare durante le manifestazioni lo slogan “From the river to the sea, Palestine will be free. Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera” perché “è un invito al genocidio e non alla pace”.