Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 10/04/2024
Sul carburante aleggia lo spettro del contrabbando, un mercato da 5 miliardi di dollari all’anno
Non tornano i conti in Libia, l’ex Jamahiriya del colonello Muammar Gheddafi governata oggi da due amministrazioni rivali, nessuna delle quali eletta: il Governo di unità nazionale (Gun) con sede a Tripoli, guidato dal primo ministro ad interim Abdulhamid Dabaiba, riconosciuto dalla Comunità internazionale e appoggiato in primis dalla Turchia; il Governo di stabilità nazionale (Gsn) basato a Bengasi, guidato dal premier designato Osama Hammad, un esecutivo ombra che fa capo al generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica sostenuto in primis dalla Russia.
La Banca centrale della Libia ha riferito nel suo primo rendiconto trimestrale del 2024 che le entrate pubbliche totali dello Stato libico sono state pari a 23,8 miliardi di dinari (corrispondenti a 4,54 miliardi di euro, secondo l’attuale cambio ufficiale), comprese le vendite di petrolio, le tasse, le dogane, la vendita di carburante nel mercato locale e altre voci. Si tratta, a ben vedere, di una diminuzione di circa l’8,5 per cento rispetto ai 26 miliardi di dinari ottenuti nel primo trimestre dell’anno scorso.
In particolare, i ricavi totali petroliferi del Paese nordafricano membro dell’Opec nei primi tre mesi dell’anno sono ammontati a 19,3 miliardi di dinari (3,69 miliardi di euro). A questi dati si aggiungono i 3,8 miliardi di dinari (780 milioni di euro) di royalties. Questo risultato, contrariamente a quanto riferito da diversi analisti, rappresenta un incremento rispetto ai 14,3 miliardi di dinari (2,72 miliardi di euro) di ricavi totali petroliferi e a 800 milioni di dinari di royalties (152 milioni di euro) rendicontati dalla Banca centrale nei primi tre mesi del 2023. Eppure mancano all’appello nel conteggio totale del trimestre gennaiomarzo 2024, rispetto all’anno scorso, almeno 10,3 miliardi di dinari (1,96 miliardi di euro) di royalties degli anni precedenti, incluse nel bilancio dall’istituto centrale per il primo trimestre del 2023, oltre a 176 milioni di dinari (circa 33,56 milioni di euro) del settore Telecomunicazioni, che nel 2024 ha fruttato un laconico “0” in tabella. Colpisce anche il dato relativo alla vendita del carburante al mercato nazionale, passato da 60 milioni di dinari (circa 11,4 milioni di euro) del 2023 ad appena 30 milioni di dinari (circa 5,7 milioni di euro) del 2024. Sul carburante in Libia aleggia lo spettro del contrabbando, un mercato che secondo un’inchiesta di “Bloomberg news” frutta almeno 5 miliardi di dollari all’anno. La Libia, infatti, possiede le maggiori riserve petrolifere dell’Africa, ma ha una scarsa capacità di raffinazione. La National Oil Corporation (Noc), l’ente petrolifero statale della Libia, importa carburante a prezzi di mercato e lo vende ai cittadini a prezzo scontato, praticamente regalandolo come benefit sociale.
La spesa complessiva in Libia durante il periodo gennaio-marzo 2024 è stata pari a 13,5 miliardi di dinari (2,58 miliardi di euro circa), escludendo gli stanziamenti per il Capitolo uno (stipendi) per il mese di marzo, contabilizzati dopo il 31 marzo 2024. La stragrande quota della spesa libica nel primo trimestre – ovvero il 76,3 per cento, pari a 10,3 miliardi di dinari (1,96 miliardi di euro) – è andata alla voce “stipendi”. Altri 2,1 miliardi (equivalenti a circa 399 milioni di euro) sono stati spesi per i “sussidi”, il 70 per cento dei quali (1,45 miliardi di dinari, corrispondenti a circa 275,5 milioni di euro) nel solo mese di marzo. Il governatore della Banca centrale della Libia, Al Saddiq al Qabir, ha recentemente denunciato “l’esistenza di difetti, malfunzionamenti e mala gestione delle sovvenzioni ai carburanti” a scapito delle spese per lo sviluppo che, nel primo trimestre del 2024, sono state pari a 0. La mancanza di sviluppo è un problema serio per la Libia, che tra l’altro produce sempre meno gas e ne spreca tantissimo a causa di carenze infrastrutturali e del gas flaring, la combustione del gas in eccesso. Secondo i dati dell’Audit Bureau libico, nel 2022 la Libia ha prodotto 24,40 miliardi di metri cubi, 2,25 miliardi metri cubi in meno rispetto all’obiettivo prefissato. Ma la produzione al netto di altre voci come il flaring (la combustione dispendiosa del gas che si sprigiona spontaneamente nella fase di estrazione, un fenomeno altamente inquinante e diffuso soprattutto nell’est della Libia) è invece molto più bassa, pari a circa 12-15 miliardi di metri cubi di gas: questo anche a causa di carenze infrastrutturali, mancanza di manutenzione e delle divisioni politiche che affliggono il Paese nordafricano da anni. Non a caso, il presidente amministrazione della National Oil Corporation, Farhat Bengdara, ha recentemente confermato “un previsto calo della produzione di gas”, predisponendo al riguardo “interventi proposti per mantenere e aumentare la produzione”.
Senza investimenti nello sviluppo di nuovi giacimenti onshore e offshore, in altre parole, la Libia è destinata a trasformarsi da Paese esportatore a importatore di gas nel giro di pochi anni.