Libia, espulsi due diplomatici egiziani Esplode la crisi fra Tripoli e Il Cairo

Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 14/08/2024

Ora si teme che possano rompersi i fragili equilibri su cui si basa il cessate il fuoco raggiunto nell’ottobre 2020

L’espulsione di due diplomatici dall’amba – sciata egiziana a Tripoli innesca una nuova crisi diplomatica tra Libia ed Egitto, accentuando le tensioni già esistenti tra le amministrazioni rivali dell’est e dell’ovest del Paese. Il governo di unità nazionale (Gun) di Tripoli, guidato dal premier Abdulhamid Dabaiba, ha dichiarato «persone non gradite» il consigliere di ambasciata Adel Mohamed Hosni e il secondo segretario Mohamed Mamdouh Mustafa al Sherbiny. I due sono accusati di aver svolto attività di in – telligence dannosa per gli interessi dello Stato.

LE TENSIONI IN LIBIA

La decisione giunge in risposta alla visita ufficiale del capo del Gsn (Governo libico di stabilità nazionale) con sede a Bengasi, Osama Hamad, al Cairo, in Egitto, dove è stato accolto dal primo ministro egiziano Mustafa Madbouly. L’incontro, a cui era presente Belgassem Haftar, direttore del Fondo per la ricostruzione e uno dei figli del generale Khalifa Haftar, ha suscitato le vibranti proteste del Gun, in quanto il governo Hammad non è riconosciuto a livello internazionale.

In una reazione che sembra direttamente legata all’espulsione del personale dell’ambasciata egiziana, il governo della Libia orientale ha lanciato un appello a tutte le nazioni straniere affinché trasferiscano le loro ambasciate e le istituzioni diplomatiche internazionali da Tripoli a Bengasi.

Il Gsn ha giustificato tale richiesta citando le precarie condizioni di sicurezza nella capitale. Il riferimento è ai violenti scontri tra gruppi armati esplosi nel fine settimana nel quartiere di Tajoura, nella zona orientale di Tripoli, che hanno provocato la morte di nove persone e il ferimento di altre sedici. In un comunicato ufficiale, il governo Hammad ha espresso sorpresa per le azioni e le dichiarazioni del governo di unità nazionale dopo la loro visita in Egitto.

«Apprezziamo il ruolo delle autorità egiziane e la loro presenza di supporto nel rafforzare le relazioni tra i nostri due Paesi, tramite l’incontro con noi e la discussione di questioni comuni» si legge nella nota.

Jalel Harchaoui, esperto di Libia del Royal United Services Institute, ha osservato su X che il tempismo di questa mossa diplomatica coincide con l’aumento della prominenza globale dell’Egitto, dovuto al suo ruolo nelle crisi regionali come quelle di Gaza e del Sudan.

«Prendendo una decisione così intempestiva contro Il Cairo, Dabaiba ha scelto di intensificare le tensioni piuttosto che mantenere un basso profilo, come aveva fatto quando Ankara aveva accolto Belqacem Haftar come un membro di una casa reale due settimane fa».

Secondo Harchaoui, la decisione del Gun di affrontare aspramente l’Egitto, piuttosto che ignorare le provocazioni del Cairo, potrebbe rivelarsi «un errore strategico» per il governo di Tripoli. riuscire a garantire una pace duratura, affidabile e stabile nella regione sia certamente necessario attuare tutte le decisioni delle Nazioni unite e, soprattutto, creare uno Stato palestinese a tutti gli effetti». Abdulhamid Dabaiba, primo ministro del Governo di unità nazionale di Tripoli.

La visita di Hammad in Egitto è avvenuta in un momento di crescente preoccupazione internazionale per la mobilitazione militare nel sud-ovest della Libia. Le forze di terra dell’Enl, sotto il comando di Saddam Haftar, uno dei figli del generale Haftar, hanno recentemente inviato rinforzi militari nella regione sud-occidentale del Fezzan. Questa mossa ha spinto il governo di unità nazionale di Tripoli a elevare lo stato di allerta delle proprie forze. La mobilitazione militare nel Fezzan, regione Libica ricca di risorse naturali ma impoverita da servizi carenti e nota per essere crocevia di traffici illeciti, ha sollevato serie preoccupazioni nella comunità internazionale.

IL RISCHIO ESCALATION

Il timore è che un’escalation possa rompere i fragili equilibri su cui si basa il cessate il fuoco raggiunto nell’ottobre 2020. La Libia di oggi è amministrata da due coalizioni politico- militari rivali: da una parte il governo di unità nazionale con sede a Tripoli del premier Dabaiba, riconosciuto dalla comunità internazionale e appoggiato soprattutto dalla Turchia. Dall’altra il governo del premier designato dal Parlamento con sede nell’est, Osama Hammad, di fatto un Esecutivo parallelo con sede a Bengasi manovrato dal generale Haftar, signore della guerra con forti legami con la Russia.

Per uscire dallo stallo politico, l’ormai ex inviato dell’Onu Abdoulaye Bathily aveva lanciato, il 27 febbraio 2023, un piano per redigere gli emendamenti costituzionali e le leggi elettorali necessarie per tenere elezioni «libere, inclusive e trasparenti » entro l’anno scorso. Tale piano è però fallito, così come le successive consultazioni politiche per insediare un nuovo governo tecnico e per organizzare le elezioni.