Pubblicato da il Quotidiano del sud – L’Altravoce dell’Italia – 04/09/2024
Il clan libico degli Haftar, al potere in Cirenaica e nel Fezzan, starebbe negoziando con la giunta militare del Niger il controllo dell’ex base militare francese di Madama, ultima postazione prima della frontiera con la Libia, un’area strategica per il controllo dei flussi migratori (e non solo).
Lo scorso fine settimana Saddam Haftar, il figlio del comandante in capo dell’Esercito nazionale libico (Enl), Khalifa Haftar, si è recato per la seconda volta in visita a Niamey per finalizzare accordi relativi a un progetto congiunto di sicurezza e commerciale con i nuovi leader nigerini. Poche settimane prima una delegazione nigerina guidata dal ministro dell’Interno, il generale Mohamed Toumba, accompagnato da ufficiali dei servizi segreti e funzionari vicini al generale Abderrahmane Tchiani, salito al potere in seguito al colpo di Stato del luglio 2023, si era recata in visita a Bengasi, capitale de facto della Libia orientale.
Secondo quanto appreso da “Agenzia Nova”, dietro questi contatti costanti c’è un ampio piano commerciale su più fronti, che prevede la fornitura al Niger di carburante, prodotti petroliferi e generi alimentari di base, oltre a concedere significativi investimenti agli Haftar nei settori dell’agricoltura e dell’immobiliare.
L’aspetto più rilevante di questo progetto, secondo fonti nigerine contattate da “Nova”, è quello della sicurezza. Haftar, infatti, potrebbe assicurarsi una presenza militare nella base nigerina di Madama, un ex fortino coloniale costruito dai francesi nel 1930 per fermare l’espansione italiana in Libia. La base, ammodernata nel 2014 per ospitare una pista di 1.800 metri, aree di parcheggio per velivoli e piazzole per elicotteri, fungerà da base logistica per il trasferimento di armi, munizioni ed equipaggiamenti militari via aerea, da trasportare successivamente in Libia, distante meno di 100 chilometri, o in altre aree del Sahel.
La presenza militare libica dovrebbe essere affiancata dalla Russia, alleata di entrambe le parti, con l’obiettivo “ufficiale” di garantire la sicurezza di una zona che nel 2017 avrebbe dovuto essere presidiata da 500 soldati italiani (poi dirottati a Niamey) e da cui le forze francesi si sono ritirate nel 2019, smantellando la maggior parte delle attrezzature, ma mantenendo ancora alcune infrastrutture utilizzabili.
I russi fanno già affidamento sulle basi militari in Libia per proiettare la loro presenza in Africa. In futuro, Mosca potrebbe acquisire la capacità di trasportare armi e uomini dalla Siria, attraverso lo spazio aereo libico, direttamente in Niger e da lì nelle altre basi in Africa. Per Haftar si tratta di un’opportunità preziosa per ottenere sostegno per le sue forze armate e guadagnare influenza geopolitica nella regione a lungo termine. Il progetto deve ancora affrontare diverse sfide, in particolare l’opposizione degli abitanti e dei gruppi del nord del Niger, i quali temono che questo piano possa essere realizzato a loro discapito. Tra questi vi sono movimenti che si oppongono al regime militare nigerino, come il Movimento di resistenza per la repubblica (Crr), guidato da Issa Ag Abula, un tuareg con una forte influenza in tutto il nord del Niger.
Un altro movimento di opposizione è guidato da Mohamed Touré, ufficiale del palazzo presidenziale durante l’era del deposto presidente Mohamed Bazoum. Haftar potrebbe riuscire a ottenere il sostegno dei gruppi nigerini promettendo loro progetti di sviluppo e risorse economiche, seguendo una strategia simile a quella adottata da Muammar Gheddafi con i loro cugini in Libia. Resta da vedere se il nascente asse Bengasi-Niamey riuscirà a produrre accordi finalizzati con successo. Un progetto di questo tipo richiede tempo e delicate negoziazioni per superare le resistenze locali e consolidare le alleanze necessarie a garantire la stabilità e l’efficacia del progetto a lungo termine in un teatro operativo tra i più pericolosi al mondo. Quel che è certo è che la base di Madama fa gola a molti attori regionali e internazionali e può svolgere un ruolo strategico lungo i porosi confini del Sahel.