Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 14/11/2023
Un misterioso consorzio guidato dalla Cina potrebbe mettere le mani sulla ricostruzione di Derna, la città libica devastata dalle inondazioni della tempesta subtropicale “Daniel”. Ali al Saidi, ministro dell’Economia del cosiddetto Governo di stabilità nazionale (Gsn) designato dalla Camera dei rappresentanti, il parlamento eletto nel 2014 e con sede nell’est, ha ricevuto una delegazione del Bfi Management Consortium, alleanza che secondo il quotidiano libico “Libya Herald” annovera la China Railways International Group Company e la britannica Arup International Engineering Company.
“L’economia libica richiede un deciso impulso verso l’apertura agli investimenti come alternativa alla dipendenza dallo Stato”, ha affermato Al Saidi, sottolineando che i progetti attualmente in fase di proposta “avranno un impatto significativo sul miglioramento dei servizi forniti ai cittadini”. Già a fine ottobre, il ministro libico “orientale” Al Sidi aveva dichiarato a “Radio France International” che “la Cina è oggi la potenza effettiva che potrebbe costruire ponti, infrastrutture e strade in brevissimo tempo”. Secondo il ministro, la Cina starebbe finanziando in Libia un progetto da 30 miliardi di dollari (28 miliardi di euro) per costruire metropolitane proprio attraverso il consorzio Bfi. “In realtà si tratta di informazioni esclusive che nessuno conosce tranne il mio ministero e le parti coinvolte nell’accordo”, aveva aggiunto Al Sidi. Fonti libiche di “Agenzia Nova” a Tripoli, tuttavia, hanno riferito che allo stato attuale non risultano avviati investimenti cinesi nel comparto delle infrastrutture nordafricane. Però, sarebbe sbagliato sottovalutare il ruolo che la Cina ha giocato e sta ancora giocando in Libia.
Secondo gli ultimi dati della Banca centrale libica, le importazioni totali della Libia durante la prima metà del 2023 sono ammontate a 19,982 miliardi di dollari, con la Turchia in cima alla classifica con 1,409 miliardi di dollari di merci esportate nel Paese alla fine dello scorso giugno, seguita subito dalla Cina – al secondo posto – con 1,265 miliardi di dollari e dagli Emirati Arabi Uniti – al terzo posto nella lista con un valore delle esportazioni in Libia pari a 1,06 miliardi di dollari. Inoltre, prima della guerra civile del 2011, la cinese China National Petroleum Corp disponeva di una forza lavoro in Libia di ben 30 mila operai e tecnici cinesi, riuscendo ad incanalare oltre il 10 per cento delle esportazioni di greggio “dolce” libico.
Ma è soprattutto nel settore delle infrastrutture, marchio di fabbrica dei progetti di Pechino “chiavi in mano”, che la Cina ha puntellato la sua presenza in Libia. Ai tempo dell’ex Jamahiriya del colonello Muammar Gheddafi, China Railway Group aveva avviato nell’ex Jamahiriya tre importanti progetti del valore totale di 4,24 miliardi di dollari. Il caos della guerra civile ha bloccato tutto, ma una possibile stabilizzazione (o partizione) del Paese potrebbe far ripartire i progetti.
Vale la pena ricordare che dal febbraio 2022 la Libia è divisa in due amministrazioni politico-militari: da una parte il Governo di unità nazionale con sede a Tripoli del premier Abdulhamid Dabaiba, riconosciuto dalla comunità internazionale e appoggiato soprattutto dalla Turchia; dall’altra il Governo di stabilità nazionale guidato dal premier designato Osama Hammad, di fatto un esecutivo parallelo con sede a Bengasi manovrato dal generale Khalifa Haftar (Enl), il quale si avvale a sua volta dei mercenari del gruppo russo Wagner.
Lo scorso 2 novembre, Haftar ha inaugurato la cosiddetta “Conferenza internazionale” per la ricostruzione delle regioni colpite delle inondazioni in Libia orientale lo scorso settembre. La conferenza si è tenuta a Derna, gravemente danneggiata dalle inondazioni causate dal crollo di due dighe a seguito del passaggio del ciclone sub-tropicale “Daniel”. Secondo il quotidiano libico “Al Wasat”, all’evento hanno preso parte oltre 162 aziende provenienti da 26 Paesi, ma l’effettiva partecipazione internazionale non è chiara. Certamente era presenta una delegazione di Paesi occidentali, seppur a livello tecnico. E’ opportuno sottolineare che il governo “parallelo” dell’est è sul banco degli imputati per la gravissima catastrofe di Derna, dove il cedimento di due dighe lasciate senza manutenzione per anni ha causato migliaia di morti e danni per miliardi di dollari.