Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 28/12/2023
Il principe ereditario della Libia, Mohamed al Senussi, sarebbe pronto a tornare in patria per rilanciare il dialogo nazionale con tutti gli attori coinvolti nel processo di transizione che dovrebbe portare il Paese alle elezioni e mettere fine al prolungato stallo politico. È quanto emerge dalla dichiarazione arrivata in occasione dell’anniversario dell’indipendenza della Libia (24 dicembre 1951), in cui Al Senussi, durante il discorso annuale, ha sottolineato la necessità di ritrovare unità nel Paese, dopo anni di tensioni e conflitti. All’inizio di quest’anno, in risposta a una richiesta del popolo libico e nel contesto di un prolungato stallo che ha bloccato le ripetute iniziative di pace guidate dalle Nazioni Unite, il principe Al Senussi ha avviato una serie di consultazioni a livello nazionale per promuovere il dialogo tra i vari attori presenti in Libia, tra cui figure politiche nazionali, leader di comunità locali, autorità municipali, rappresentanti tribali, capi religiosi, gruppi di minoranza, sindacalisti, attivisti, studenti e accademici.
Il principe ereditario, nel corso del suo discorso annuale, ha inoltre annunciato l’apertura di una “seconda fase”, che dovrebbe svolgersi sul suolo libico e dovrebbe vedere la partecipazione dello stesso Al Senussi a diversi incontri in varie città, con l’obiettivo di trovare consenso per un accordo di transizione e di farlo tornare in Libia per la prima volta dopo trent’anni. Al centro delle discussioni c’è l’appello al ritorno alla Costituzione dell’indipendenza del 1951, in grado, secondo Al Senussi, di esprimere l’identità nazionale e incarnare le aspirazioni collettive verso una monarchia costituzionale democratica. Il principe ereditario ha invitato la comunità internazionale e le istituzioni, in particolare le potenze regionali e i Paesi vicini, a unirsi a questo dialogo nazionale inclusivo, sottolineando la necessità di sostenere l’iniziativa per promuovere una visione unificata per il futuro della Libia.
Le dichiarazioni del principe si inseriscono nel tentativo di favorire il ritorno in Libia del Movimento monarchico degli Al Senussi. “Senza uno Stato, c’è una guerra civile ogni due anni. La monarchia può unificare un Paese diviso Stanno crescendo in Libia le richieste di ritorno della monarchia, come soluzione a questo stallo. Stiamo cercando di illustrare questa opzione alla comunità internazionale”, aveva affermato il principe Mohamed qualche mese fa in un’intervista al quotidiano “La Stampa”. Le fonti libiche consultate da “Nova” confermano una crescente attività del movimento monarchico libico, che tuttavia resta debole.
Se un ritorno alla monarchia in Libia appare oggi ancora irrealistico, il principe Al Senussi potrebbe – con qualche cautela – quindi tornare in patria e contribuire al dibattito civile nel Paese nordafricano. Il principe libico, che deve peraltro difendere il titolo dal cugino Idris al Senussi, processato in Italia per essersi appropriato ingiustamente di 120 mila euro di una società italiana interessata al commercio di gas e petrolio, è visto con simpatia in Occidente, ma nessuno sosterrebbe sul serio un ritorno alla monarchia in Libia. Nell’attuale situazione di stallo e di caos politico, il Movimento monarchico potrebbe contribuire al dialogo sulle elezioni che le Nazioni Unite stanno cercando di portare avanti nonostante le grandi difficoltà sul terreno.
Due anni fa, il 24 dicembre 2021, le elezioni parlamentari e presidenziali che avrebbero dovuto porre fine alla fase di transizione in atto da oltre dieci anni sono state rimandate “sine die”. Dal successivo febbraio 2022 la Libia è divisa in due amministrazioni politico-militari: da una parte il Governo di unità nazionale (Gun) con sede a Tripoli del premier Abdulhamid Dabaiba, riconosciuto dalla comunità internazionale e appoggiato soprattutto dalla Turchia; dall’altra il cosiddetto Governo di stabilità nazionale guidato da Osama Hammad, primo ministro designato dalla Camera dei rappresentanti, di fatto un esecutivo parallelo con sede a Bengasi manovrato dal generale Khalifa Haftar, comandante in capo dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Enl). Per uscire dallo stallo politico, l’inviato dell’Onu aveva lanciato, il 27 febbraio scorso, un piano per redigere gli emendamenti costituzionali e le leggi elettorali necessarie per tenere elezioni “libere, inclusive e trasparenti” entro il 2023. Tale piano, però, è fallito e sono ora in corso difficili consultazioni politiche per insediare un nuovo governo tecnico e organizzare le elezioni nel 2024.