Libia, Italia in prima fila nella corsa contro il tempo per gli aiuti

Pubblicato dal Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 14/03/2023

IL BILANCIO DELLE VITTIME SI AGGRAVA DI ORA IN ORA

L’Italia è in prima fila nella corsa contro il tempo per portare aiuti salvavita alla popolazione libi- ca devastata dal ciclone “Daniel”, che ha causato al- meno 5.300 morti, 10.000 feriti e oltre 35 mila sfollati secondo l’ultimo bilancio disponibile. Due C- 130 J dell’Aeronautica militare stanno facendo la spola tra l’aeroporto militare di Pisa all’aeroporto di Al Abraq di Labraq, situato tra le città di Shahat (Cirene) e Derna, unico scalo aereo attivo vicino all’area colpita dalle inondazioni, portando il personale dei Vigili del fuoco e, in particolare, esperti di rischio acquatico con relative attrezzature di supporto e materiale logistico di prima necessità.

Nel frattempo, è già partita Nave “San Giorgio” della Marina militare italiana che raggiungerà l’area di Derna nelle prossime ore per assicurare le funzioni logistiche, di comando e controllo, oltre che di supporto sanitario, al previsto dispositivo nazionale di schieramento a sostegno delle popola- zioni delle aree alluvionate. “L’Italia è vicina al popolo libico nell’affrontare le conseguenze del ciclone che ha provocato numerosissime vittime e danni su vasta scala. Vogliamo contribuire fattivamente al pronto ristabilimento di un paese partnere amico”, ha detto il vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani.

Tra gli aiuti in arrivo vi sono elicotteri per attività di ricerca e soccorso, mezzi movimento terra, 100 tende da campo, 1.000 brandine con sacco a pelo, squadre specializzate in vari settori. Il ministero degli Affari esteri è inoltre in contatto con le autorità locali, tramite l’ambasciata a Tripoli e il consolato generale a Bengasi, e con i principali partner umanitari presenti sul terreno, per definire interventi di emergenza umanitaria.

Oltre all’Italia, si sono mobilitanti anche Egitto, Tunisia, Algeria, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Giordania, oltre alla Croce rossa internazionale e le Nazioni Unite. Da segnalare che il presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, ha ordinato che una delle due portaelicotteri classe Mistral in dotazione alla Marina egiziana sia allestita per ospitare un ospedale da campo, destinato a prestare assistenza alle vittime del ciclone sub-tropicale che ha flagellato la regione orientale della Libia, causando peraltro almeno 250 morti tra gli espatriati egiziani.

L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha segnalato almeno 30 mila sfollati a Derna, a cui si aggiungono 3.000 sfollati di Al Bayda, 1.000 di Al Mkheley e 2.085 a Bengasi. Il numero di decessi non è ancora stato verificato, ma le stime dell’Oim riferiscono di almeno 2.000 morti e 5.000 dispersi. Le autorità libiche dell’est, non riconosciute dalla Comunità internazionale, parlano invece di almeno 5.300 morti nella sola città di Derna.

Il ciclone “Daniel”, con raffiche fino a 180 chilometri all’ora e quantità di acqua record, ha spazzato via le due dighe costruite dalla ditta jugoslava Hidrotehnika-Hidroenergetika nel 1973-1979, una delle quali è tra le cinque più grandi del Paese, liberando milioni di metri cubi d’acqua che si sono abbattuti con violenza inaudita sulle abitazioni di Derna risalenti agli anni ’60 e ’70. Secondo uno studio pubblicato dall’Università di Sebha nel novembre del 2022, il Bacino di Wadi Derna presentava “un elevato potenziale di rischio di inondazioni”, mentre le dighe necessitavano “di una manutenzione periodica”.

In molti ora si chiedono ora perché quell’allarme sia stato ignorato. “È possibile che si tratti di dighe costruite senza troppi controlli, dato che ritengo fossero più delle riserve d’acqua che sbarramenti destinati a controllare piogge della dimensione totalmente inattesa. Quello che penso è che l’evento abbia preso tutti di sorpresa e che nessuno abbia pensato ad aprire gli scarichi delle dighe, anche per paura dell’effetto di una grossa massa d’acqua sugli Wadi già pieni per la pioggia”, commenta ad “Agenzia Nova” Massimo Loffredo, ingegnere civile esperto in grandi opere.