MEDIO ORIENTE: CERCASI SOLUZIONE MA LA TREGUA È ANCORA LONTANA

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 17/10/2023

Il governo israeliano ha smentito le notizie secondo cui avrebbe accettato un cessate il fuoco nel sud della Striscia di Gaza per consentire l’ingresso di aiuti umanitari e la fuga in Egitto di persone con passaporto internazionale attraverso il valico di Rafah

Sembra lontana una possibile cessazione delle tensioni in corso in Israele e nei Territori palestinesi. Gli scontri proseguono e il bilancio dei morti è sempre più alto. Ieri mattina, il governo israeliano ha smentito le notizie secondo cui avrebbe accettato un cessate il fuoco nel sud della Striscia di Gaza per consentire l’ingresso di aiuti umanitari e la fuga in Egitto di persone con passaporto internazionale attraverso il valico di Rafah. Il ministro de- gli Esteri dell’Egitto, Sameh Shoukry, ha dichiarato che Israele “purtroppo non ha ancora consentito” l’ingresso degli aiuti nella Striscia di Gaza tramite Rafah, che collega l’Egitto all’enclave palestinese. L’Egitto è “pronto ad aprire il valico e consentire ai cittadini di altri paesi di entrare, ma il governo israeliano non ha intrapreso alcuna azione per consentire l’attraversamento degli aiuti o degli stranieri”, ha detto il capo della diplomazia egiziana in una conferenza stampa con l’omologa della Francia, Catherine Colonna, lamentando “l’insistenza della parte israeliana nell’ispezionare tutti i camion degli aiuti umanitari e di soccorso prima che entrassero nella Striscia di Gaza”.

L’uso del fuoco dell’artiglieria da parte delle forze in campo prosegue. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno ucciso il capo re- gionale dell’intelligence del movimento islamista palestinese Hamas a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Nel frattempo, è stata interrotta la sessione odierna della Knesset, il parlamento monocamerale israeliano, in seguito al lancio di razzi dalla Striscia di Gaza che ha preso di mira i dintorni di Gerusalemme e Tel Aviv, facendo suonare il sistema di allarme. Non si hanno notizie di feriti o danni, mentre i deputati si sono precipitati nei rifugi antiaerei. Intanto Ronen Bar, direttore dello Shin Bet, l’agenzia di sicurezza interna israeliana, ha ammesso il proprio fallimento e si è assunto la responsabilità dell’attacco del movimento islamista palestinese Hamas contro Israele di sabato 7 ottobre. In una lettera ai dipendenti dello Shin Bet, Bar ha affermato: “Nonostante avessimo condotto una serie di azioni, purtroppo sabato non siamo stati in grado di creare un allarme tale che permettesse di sventare l’attacco. In quanto responsabile dell’agenzia, la responsabilità è mia. Ci sarà tempo per le indagini. Ora combattiamo”.

Le operazioni delle forze israeliane vanno avanti dal 7 ottobre, giorno in cui Hamas ha perpetrato una serie di attacchi nel territorio israeliano causando 1.400 morti e la dura reazione delle forze israeliane. Sarebbero 155 gli ostaggi israeliani nelle mani del movimento palestinese, di cui si ha notizia per le segnalazioni inviate dalle loro famiglie alle Idf. Il portavoce delle Idf, Daniel Hagari, ha affermato che i militari stanno facendo il possibile per ripor- tarli a casa. Inoltre, secondo quanto riferito dall’ultimo comunicato stampa del ministero della Sanità palestinese, è di 2.837 morti e 11.250 feriti il bilancio delle vittime delle operazioni militari delle Forze di difesa israeliane (Idf) nei Territori palestinesi. La ministra palestinese Mai al Kaila, inoltre, ha dichiarato al corrispondente dell’emittente giordana “Al Mamlaka” che il bilancio non è definitivo poiché ci sono “numerosi morti e feriti sotto le macerie e non ci sono modi per recuperarli”. Intanto, le autorità della Striscia di Gaza hanno dichiarato ad “Al Mamlaka” di aver sepolto 100 cadaveri in una fossa comune, tra i quali molti corpi non identificati, a causa del sovraffollamento degli obitori della regione.

Da parte loro, gli attori internazionali continuano a lavorare affinché ci possa essere un allentamento delle tensioni. Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha incontrato oggi il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e il ministro della Difesa, Yoav Gallant, per discutere la situazione nella regione e nella Striscia di Gaza, dopo l’attacco sferrato il 7 ottobre scorso contro Israele da Hamas. Il capo della diplomazia statunitense ha ribadito l’impegno di Washington a tutela di Israele, che “ha il diritto di difendersi dal terrorismo di Hamas”. Blinken ha anche sottolineato che gli Usa forniranno ad Israele tutto quello di cui avrà bisogno per proteggere il proprio Paese. Particolare attenzione è stata dedicata al coordinamento con le Nazioni Unite e i partner regionali per garantire la fornitura di aiuti umanitari alla popolazione civile. Anche il presidente russo, Vladimir Putin, si sta muovendo per cercare di promuovere una de-escalation. Il titolare del Cremlino ha infatti tenuto oggi colloqui telefonici separati con gli omologhi della Siria, Bashar Asad, dell’Iran, Ebrahim Raisi, dell’Egitto, Abdel Fattah al Sisi, e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmud Abbas.

“È stata espressa estrema preoccupazione per l’escalation dei combattimenti su larga scala, accompagnata da un disastroso aumento delle vittime civili e dall’approfondimento della crisi umanitaria nella Striscia di Gaza”, si legge in una nota del Cremlino. “È stata espressa un’opinione unanime sulla necessità di un rapido cessate il fuoco, l’istituzione di una tregua umanitaria al fine di fornire urgentemente assistenza a tutti i bisognosi”, continua la nota. È stata espressa anche una seria preoccupazione per la probabilità che il conflitto si trasformi in una guerra regionale”, si legge ancora. A sua volta, Putin ha evidenziato come qualsiasi forma di violenza contro i civili sia inaccettabile, osservando che la Russia esprime condoglianze ai parenti e amici delle vittime che sono morti a seguito di uno scontro armato.