Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 29/08/2024
Timori per l’operazione contro i terroristi lanciata ieri all’alba da Israele a Tulkarem e a Jenin
Crescono i timori per l’apertura di un nuovo fronte di guerra in Medio Oriente dopo l’operazione lanciata all’alba da Israele nel nord della Cisgiordania, la più vasta degli ultimi mesi. Ieri, le Forze di difesa di Israele (Idf) hanno annunciato l’avvio di un’operazione antiterrorismo su larga scala – concentrata principalmente nelle aree di Tulkarem, Jenin e nel campo di Far’a vicino a Tubas – che secondo la stampa ebraica durerà diversi giorni. Il bilancio provvisorio reso noto dal ministero della Sanità dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), organismo politico al governo in Cisgiordania, è di almeno 11 morti. Israele teme che l’Iran stia pianificando di creare gruppi armati sul modello del partito sciita filo-iraniano Hezbollah nel sud del Libano e del movimento islamista Hamas nella Striscia di Gaza. Nell’operazione, sarebbero coinvolti elicotteri, droni e veicoli militari.
Secondo il movimento della Jihad islamica palestinese, Israele sta cercando di “trasferire il conflitto (nella Striscia di Gaza) in Cisgiordania dopo la recente escalation nella regione”, che ha visto domenica scorsa il lancio di centinaia di razzi da parte di Hezbollah dal sud del Libano contro lo Stato ebraico, poco dopo un attacco aereo preventivo delle forze israeliane che, secondo le Idf, ha distrutto migliaia di lanciatori. Il movimento islamista ha invitato la comunità internazionale ad agire “immediatamente” per fermare quelli che ha definito “massacri e violazioni” di Israele contro i palestinesi.
A seguito dell’avvio dell’operazione in Cisgiordania, il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha sottolineato in un post su X la necessità di prendere in considerazione l’evacuazione temporanea dei civili palestinesi. “Dobbiamo affrontare la minaccia (terroristica) esattamente come affrontiamo l’infrastruttura terroristica a Gaza, inclusa l’evacuazione temporanea dei civili palestinesi e qualsiasi altro passo necessario. Questa è una guerra in tutti i sensi”, ha puntualizzato il capo della diplomazia israeliana. “L’Iran sta lavorando per stabilire un fronte terroristico contro Israele (in Cisgiordania), secondo il modello utilizzato in Libano e a Gaza, finanziando e armando i terroristi e contrabbandando armi avanzate dalla Giordania”, ha inoltre affermato Katz.
L’agenzia di stampa palestinese “Wafa”, ha fatto sapere che le autorità di Israele hanno imposto il coprifuoco nella zona orientale della città di Jenin. Inoltre, secondo “Wafa”, i militari israeliani avrebbero effettuato incursioni nelle case dei cittadini e arrestato un numero imprecisato di persone. Le Idf hanno riferito che durante le attività finalizzate alla ricerca di esplosivi nei pressi della città di Tulkarem è stata danneggiata accidentalmente una conduttura idrica a Nur Shams. Le forze israeliane hanno tuttavia sottolineato che i cittadini della zona “hanno ancora a disposizione fonti d’acqua”. “Le truppe delle Idf stanno consentendo ai residenti che desiderano allontanarsi dalle aree di combattimento di evacuare in sicurezza”, ha reso noto l’esercito, precisando che comunque “nessuno è costretto a farlo”.
A causa degli ultimi sviluppi in Cisgiordania, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas, ha deciso di interrompere la sua visita in Arabia Saudita iniziata lunedì. Il portavoce di Abbas, Nabil Abu Rudeineh, ha affermato che l’operazione di Israele “avrà conseguenze pericolose”, sottolineando che “non porterà sicurezza né stabilità a nessuno”. Il presidente dell’Anp è arrivato lunedì a Riad e nella giornata di ieri ha incontrato il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Dopo aver concluso la visita in Arabia Saudita, Abbas si sarebbe dovuto recare in Egitto nell’ambito di un tour regionale. A seguito delle operazioni militari israeliane in Cisgiordania, non sono inoltre mancate le reazioni a livello internazionale.
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha riferito che le azioni israeliane sono condotte secondo “una modalità che viola il diritto internazionale e rischia di infiammare ulteriormente una situazione già esplosiva”. La portavoce delle Nazioni Unite per i diritti umani, Ravina Shamdasani, ha sottolineato in una dichiarazione video che “la grande operazione delle forze di sicurezza israeliane nella Cisgiordania occupata rischia di aggravare seriamente una situazione già catastrofica, con 637 morti dal 7 ottobre”. Secondo Shamdasani, “i responsabili devono essere chiamati a rispondere delle loro azioni”. Il dipartimento di Stato Usa ha intanto annunciato nuove sanzioni nei confronti dell’organizzazione non governativa israeliana Hashomer Yosh, alla luce del sostegno fornito all’avamposto Meitarim Farm, stabilito nelle colline a Sud di Hebron da coloni responsabili di atti di violenza contro la popolazione civile in Cisgiordania.
“La violenza dei coloni estremisti in Cisgiordania provoca grande sofferenza, oltre a mettere a rischio la sicurezza di Israele e minare le prospettive di pace e stabilità sul piano regionale: è fondamentale che il governo israeliano prenda provvedimenti contro i responsabili di queste azioni”, si legge in una nota del dipartimento di Stato, che aggiunge che Hashomer Yosh ha anche fornito sostegno a diversi coloni israeliani già sanzionati in precedenza, come Yinon Levi, Neriya Ben Pazi e Zvi Bar Yosef. Le sanzioni hanno colpito, tra gli altri, Yitzhak Levi Filant, coordinatore civile per la sicurezza nell’insediamento di Yitzhar, in Cisgiordania. Mentre gli ultimi sviluppi nel nord della Cisgiordania rischiano di infiammare ulteriormente la regione, proseguono gli scontri nella Striscia di Gaza tra le Idf, Hamas e gli altri gruppi palestinesi. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, il numero dei morti nella Striscia ha superato i 40,5 mila.
L’ultimo bilancio ha infatti registrato almeno 40.534 morti e 93.778 feriti dal 7 ottobre 2023, giorno dell’inizio delle operazioni militari delle forze israeliane, a seguito dell’attacco del movimento islamista palestinese contro lo Stato ebraico. Stando al bilancio di oggi delle Idf, sono invece i 342 i militari israeliani morti dall’inizio delle operazioni di terra. Malgrado il numero dei morti della Striscia di Gaza continui a crescere di giorno in giorno, rimane lo stallo a livello diplomatico. I negoziati indiretti ripresi a Doha a metà agosto e proseguiti al Cairo lo scorso fine settimana hanno confermato le difficoltà dei mediatori di Stati Uniti, Qatar ed Egitto nel colmare le distanze tra Israele e Hamas.
I negoziatori stanno lavorando in particolare per raggiungere un compromesso sulla presenza militare di Israele nel cosiddetto Corridoio di Filadelfia, zona cuscinetto di circa 14 chilometri tra la Striscia di Gaza e l’Egitto. Si tratta di uno dei maggiori nodi ancora da sciogliere per il raggiungimento di un accordo. Per trovare un’intesa e fermare le ostilità nella Striscia di Gaza, anche solo temporaneamente, si starebbero pertanto valutando strade alternative. Secondo quanto riferito dalla stampa ebraica, una delegazione israeliana sarebbe partita nella giornata di ieri nuovamente per Doha, al fine di continuare i colloqui volti a porre fine alla guerra a Gaza