Per la prima volta in Bosnia Erzegovina è lutto nazionale

Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 12/07/2024

È un fiume di persone quello che da ieri mattina sta arrivando a Potocari, città a est della Bosnia Erzegovina al confine con la Serbia. Dista poco più di sette chilometri da Srebrenica e ospita i corpi degli oltre 8 mila musulmani bosniaci uccisi nel 1995 dalle forze militari serbe in quello che è oggi ufficialmente riconosciuto dalla Comunità internazionale come il genocidio di Srebrenica. Chi è arrivato al cimitero ieri per la 29ma commemorazione delle vittime indossa un fiore ricamato bianco e verde (per il ricordo e per la speranza) a undici petali – giorno dell’anniversario – cucito dalle donne di Gracanica, città nord occidentale della Bosnia, e che dal 2010 è diventato “il fiore di Srebrenica”.

Oggi però, a differenza degli altri anni, per la prima volta in Bosnia Erzegovina è lutto nazionale: lo ha deciso pochi giorni fa il governo della Federazione, entità croata e musulmana del Paese. Un’altra decisione accolta con malcontento dall’altra entità del Paese, la Repubblica Srpska (a maggioranza serba), dopo quella delle Nazioni Unite che a maggio ha deciso che da quest’anno in poi l’11 luglio si celebrerà la Giornata internazionale della memoria del genocidio. Ieri mattina, dopo l’inno nazionale, il palco allestito al Memoriale ha accolto gli interventi sia dei politici che dei familiari delle vittime. In rappresentanza della Federazione tra i presenti ci sono il primo ministro, Nermin Nikcic, e i ministri della Difesa e dell’Interno, Zukan Helez e Ramo Isak.

La comunità internazionale, invece, si è espressa meno di due mesi fa schierandosi a favore della risoluzione promossa da 22 Paesi, tra cui l’Italia. Dopo diversi rinvii e un lungo lavoro di diplomazia portato avanti dal presidente della Serbia, Aleksandar Vucic, il testo è stato votato: favorevoli 84 Stati, diciannove contrari, tra questi la Russia, la Cina, l’Ungheria e la Bielorussia. In 68 si sono astenuti. “Non c’è posto tra di noi per coloro che negano il genocidio, tentano di riscrivere la storia e glorificano i criminali di guerra”, hanno fatto sapere l’altro ieri l’Alto rappresentante europeo per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell e il commissario europeo per l’Allargamento e il vicinato, Oliver Varhelyi, in una dichiarazione congiunta. “Chiediamo ai leader di rifiutare la retorica divisiva e di agire con verità, giustizia, fiducia e dialogo” per “guarire le ferite del passato è necessario riconoscere e insegnare i fatti storici, onorare e ricordare le vittime, identificare coloro che sono ancora dispersi e consegnare tutti i responsabili alla giustizia”, hanno sottolineato i rappresentanti dell’Europa.

Nel frattempo da lunedì in 6 mila, avvolti da striscioni e bandiere, si sono incamminati verso Potocari, partendo dalla città di Nezuk e percorrendo i cento chilometri che la separano dal Memoriale raccolti in cortei, in maratone di ciclisti o motociclisti, in quella che viene chiamata la “Marcia della Pace” (Mars mira). Mentre al di là dei confini dei Balcani, si consumano due guerre – in Ucraina e a Gaza -, chi partecipa all’anniversario rende omaggio alle vittime del genocidio e chiede che non si uccida più per fede o etnia. I cittadini della Federazione di Bosnia Erzegovina, a differenza dei connazionali serbi, infatti, hanno già chiesto di poter entrare in Unione europea e a marzo il Consiglio ha deciso di avviare i negoziati di adesione. All’interno del Paese, però, i rapporti rimangono tutt’altro che distesi con il presidente della Repubblica Srpska, Milorad Dodik, che a più riprese chiede “una secessione pacifica” dalla Federazione, a maggioranza croata e musulmana ma dove vivono anche una percentuale di serbi. Tre giorni fa, infatti, il Consiglio dei ministri del governo centrale della Bosnia non è riuscito a concordare una risoluzione per fare sì che si osservasse un giorno di lutto in tutto il Paese, dopo che i rappresentanti della Repubblica Srpska (l’entità serba del Paese) hanno votato contro la proposta. Così, mentre questo pomeriggio a Potocari saranno seppelliti i corpi di altre 14 vittime del genocidio che andranno ad aggiungersi alle otre 7 mila lapidi bianche, sulle prime pagine dei media serbi le notizie oggi sono altre, qualcosa su Srebrenica c’è, ma non più di una manciata di righe.