Pubblicato da Il Mattino – Sabato 15 Marzo 2025
«L’atlantismo è superato, i Paesi che fanno parte dell’Unione europea devono prenderne atto. Il processo dell’allontanamento degli Stati uniti, di questi nuovi Stati Uniti, non è comparso all’improvviso con il secondo mandato di Trump, è frutto di una serie di meccanismi avviati dai presidenti americani già da un decennio. C’è bisogno di una nuova Europa e di una nuova consapevolezza del nuovo ordine mondiale» ha detto ieri Romano Prodi , presidente emerito della Commissione Europea, che ha presentato Napoli, nell’aula magna della Federico II con il coautoreMassimo Giannini Il dovere della speranza (Rizzoli).
Nella visione geopolitica che deve superare il bianco e nero e arrivare al colore con cento sfumature, «bisogna tenere conto» secondo Prodi, «che laguerra contro l’Ucraina è nata dal doppio movente putiniano, la paura dellaNato all’esterno e il disegno imperiale all’interno. La colpa dell’Occidente èstata quella di lasciare scivolare su un piano inclinato la situazione senzacapire il rischio al quale si andava incontro». In queste ultime settimane,poi, la politica americana ha fatto la sua parte, peggiorando il quadro.«Trump ha resuscitato Putin, adesso diventa più complicato risolvere ilconflitto. Quando Trump un giorno punisce e l’altro premia e poi torna apunire l’Ucraina, non sta facendo bene alla pace».
Il discorso si è allargato poi alla perdita dell’identità da parte dellademocrazia, e al suo futuro. «Si è cominciato a violare le regole storichedegli equilibri democratici con l’interferenza di un Paese nella politica di Romano Prodi: «Pensiamo ai giovani: la speranza è un dovere» altri Paesi sovrani. E questa interferenza, che ha come principaleprotagonista l’America trumpiana, può causare forme di imitazionepreoccupanti dalle quali poi sarà difficile tornare indietro».
Ancora una volta è stata l’Europa a fare una brutta figura. Prodi,intervistato da Alessandro Barbano, nell’ambito del «Festivaleuromediterraneo dell’economia», ha ricordato «che solo nel caso dellapandemia del Covid i paesi del vecchio continente si sono mostrati uniti esono stati capaci di fare fronte comune adottando regole uniche. «Per ilresto nella politica europea c’è una continua mediazione, si cerca ilcompromesso perenne, a volte al ribasso, e Trump ha approfittato delladebolezza della nostra democrazia europea così complicata».
A proposito del dibattito sul riarmo dell’Unione europea, Prodi non ha usatomezzi termini: «Non possiamo continuare a pensare all’Unione come a ungigante economico, un nano politico e un verme militare. Ed è inutile checontinuiamo a sproloquiare di esercito europeo se non unifichiamo iventisette stati maggiori e i ventisette eserciti». Per ottenere questorisultato non c’è altra scelta che passare dalle scelte all’unanimità a quellea maggioranza qualificata, «così come abbiamo fatto decidendo perl’introduzione dell’euro». E se ci fosse stato un esercito europeo, «Putin nonavrebbe mai attaccato l’Ucraina».
Alla domanda su cosa abbia sbagliato l’Occidente non prevedendo cosa sarebbe successo alla Russia dopo il crollo dell’Unione sovietica, e ai paesi asiatici, in particolare la Cina, Prodi ha risposto citando Henry Kissinger, secondo il quale «se ci sono tre potenze nucleari, l’errore peggiore è lasciare che due di esse si mettano insieme». E invece, ha aggiunto Prodi, «noi abbiamo lasciato che Cina e Russia si alleassero». A proposito di Putin, Prodi ha ricordato che quando anni fa lo incontrava, lui non si dimostrava mai contro l’allargamento dell’Unione europea a Est, quello non accettava era di portarvi la Nato. A loro volta, i Paesi come la Polonia e quelli confinanti con la Russia erano d’accordo a entrare nella Ue, ma sottolineavano sempre che il loro più grande obiettivo era di entrare nella Nato. Se il presente è allarmante e il futuro ignoto, «è nostro dovere» conclude Prodi, «custodire e promuovere il dovere della speranza, il che significa non arrendersi alla progressiva evanescenza europea, credere in una politica internazionale che non sia solo uno strumento dottrinario di rese dei conti. Abbiamo ancora il dovere di sperare, soprattutto per i giovani. Questa è la vera sfida».