Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 29/12/2023
VISITA A MOSCA DEL MINISTRO JAISHANKAR
Russia e India rafforzeranno la cooperazione a tutti i livelli, a partire dai settori chiave dell’energia e della difesa. È quanto emerso della visita di cinque giorni a Mosca del ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, scandita da un’agenda fitta di appuntamenti e inquadrata in una lunga tradizione di rapporti bilaterali che non sembra esser stata compromessa dalle conseguenze dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio del 2022. Nel corso dei colloqui, la parte indiana ha posto un accento più marcato sugli aspetti economici del legame bilaterale. Il capo della diplomazia di Nuova Delhi ha subito annunciato la firma di alcuni “importanti accordi” relativi all’impianto nucleare di Kudankulam. La centrale è la più grande del Paese ed è situata nel Tamil Nadu. Costruita con l’assistenza tecnica della Russia, dovrebbe entrare a pieno regime nel 2027 con sei unità, alcune delle quali sono state proprio oggetto degli accordi sottoscritti ieri a Mosca. A trainare la cooperazione bilaterale nel settore energetico è però soprattutto il petrolio che Nuova Delhi importa dalla Russia.
Secondo i dati del ministero indiano del Commercio diffusi a novembre, le importazioni di greggio russo sono aumentate del 64 per cento su base annua tra aprile e ottobre 2023, facendo diventare la Russia il secondo fornitore di petrolio dell’India (in un periodo nel quale invece le importazioni dagli Stati Uniti, per contrasto, sono diminuite del 16 per cento). Dopo l’inizio della guerra in Ucraina, Nuova Delhi si è procurata greggio a prezzo scontato dalla Russia, lo ha raffinato e venduto, diventando anche un fornitore chiave per l’Europa, come ricorda nell’occasione il quotidiano “Times of India”. I dati mostrano infine che la Russia, che prima rappresentava solo l’un per cento del paniere delle importazioni dell’India, ora soddisfa quasi il 40 per cento del fabbisogno di petrolio di Nuova Delhi. “Russia e India intendono consolidare ulteriormente la cooperazione nel settore dell’energia”, ha sottolineato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov nel corso dell’incontro con l’omologo. Sempre Lavrov ha reso noto che Nuova Delhi e Mosca “hanno fatto progressi nei colloqui per la produzione congiunta di attrezzature militari”, senza però scendere nei dettagli. Gli interlocutori russi, d’altronde, hanno preferito porre l’accento sull’affinità di vedute in campo internazionale. Lo stesso presidente Vladimir Putin ha voluto vedere il ministro indiano, contribuendo a dare caricare di significato politico la visita di Jaishankar.
“Le relazioni si sviluppano nonostante tutte le difficoltà e turbolenze a livello internazionale”, ha dichiarato Putin all’arrivo di Jaishankar al Cremlino, cogliendo l’occasione per invitare a Mosca anche il primo ministro Narendra Modi. “Conosciamo la posizione del primo ministro sui processi complessi, sulla situazione in Ucraina. So del suo desiderio di fare di tutto per risolvere il problema con mezzi pacifici”, ha osservato Putin. Le parole del capo del Cremlino hanno trovato sponda in quelle di Lavrov, che ha citato “l’impegno condiviso” di Russia e India nel “costruire un sistema politico ed economico internazionale che sia aperto ed equo per tutti”. Sempre Lavrov, commentando oggi l’incontro con l’omologo indiano sui media russi, ha rilanciato l’idea di un “ordine economico più equo” e sottolineato la necessità di una “cultura bricsiana” nella politica mondiale, in riferimento al blocco internazionale di cui Russia e India fanno parte. Un’alleanza economica che Mosca spera di poter sviluppare ulteriormente come alternativa al blocco occidentale e che dal primo gennaio 2024 conterà altri cinque nuovi, come stabilito in occasione del vertice di agosto dei Paesi Brics organizzato in Sudafrica.
Da parte sua, con la visita di Jaishankar a Mosca l’India ha confermato in pieno la volontà di perseguire una politica estera all’insegna dell’equilibrismo. Il premier Modi, pur accolto lo scorso giugno in pompa magna a Washington dal presidente statunitense Joe Biden, ha resistito finora alle pressioni della Casa Bianca perché Nuova Delhi contribuisse agli sforzi internazionali per isolare la Russia e sottrarle fonti di finanziamento. Questo, tuttavia, non ha minato il consolidamento dell’asse Usa-India, che del resto non sembra essere stato intaccato nemmeno dall’incriminazione a New York di un cittadino indiano accusato di aver pianificato, su ordine dei servizi segreti di Nuova Delhi, l’assassinio di un leader della comunità sikh. L’episodio (simile a quello che lo scorso settembre ha provocato una breve crisi diplomatica tra India e Canada, Paese nel quale era stato in estate assassinato un altro indipendentista sikh, Hardeep Singh Nijjar) è stato minimizzato dal premier Modi, che recentemente si è detto convinto del fatto che “pochi incidenti” non possano far deragliare il partenariato con gli Stati Uniti. Il complicato posizionamento indiano sulla scena internazionale sarà del resto messo alla prova dalle elezioni generali che si terranno nel Paese nel 2024, dalle quali la maggioranza che sostiene Modi potrebbe anche uscire rafforzata.