Somalia, il presidente Mohamud nel mirino di Parlamento ed esercito

Pubblicato da il Quotidiano del sud – L’Altravoce dell’Italia – 23/07/2024

Si fa sempre più complicata la gestione della sicurezza interna per il presidente della Somalia, Hassan Sheikh Mohamud. Un gruppo di legislatori federali ha infatti chiesto pubblicamente le dimissioni del capo dello Stato, in carica dal maggio 2022, citando preoccupazioni per la sua condotta di leadership, a loro dire troppo “centralizzata”, e per il deterioramento della situazione della sicurezza nel Paese.

La richiesta di dimissioni di Mohamud è arrivata dal deputato Yusuf Gamadiid, che ha criticato il presidente per aver abolito il sistema di governo in tre istituzioni e aver posto tutta l’autorità sotto l’ufficio del presidenza. “Signor Presidente, lei ha fallito nella leadership del Paese. Sarebbe meglio se diventasse il primo presidente africano che ha fallito nella leadership e si dimettesse”, ha detto Gamadiid, accusando inoltre Mohamud di non aver soddisfatto le aspettative nonostante fosse stato all’opposizione per cinque anni sotto l’amministrazione del suo predecessore Mohamed Abdullahi Mohamed “Farmajo”. Abdimaalik Abdalla, un altro membro del parlamento, ha accusato il governo d’istigare i conflitti tra clan e di facilitare il contrabbando di armi e droga illegali in Somalia. Nel corso dell’ultimo anno, in effetti, il Paese ha assistito a un aumento dei conflitti tra clan, sebbene parallelamente le forze armate abbiano fermato e notevolmente ridimensionato l’offensiva contro il gruppo jihadista Al Shabaab.

“Hassan Sheikh e la sua squadra hanno minacciato il governo Farmajo, denunciando che il Paese sarebbe tornato al 1991 (l’anno in cui scoppiò la guerra civile). Oggi direi, complimenti: avete mantenuto la vostra promessa e avete riportato il Paese al 1991. Ora ci sono guerre tra clan da Chisimaio al Somaliland, che hanno riportato il Paese al periodo oscuro del 1991”, ha detto Abdalla.

Le tensioni politiche sono aumentate in diverse regioni del Paese, in particolare tra gli Stati del Sudovest, del Puntland, del Galmudug e dell’Oltregiuba, nonché nelle sedi del parlamento federale. Ad aggravare la situazione interna c’è, poi, la notizia dell’ammutinamento di un gruppo di militari dell’Esercito nazionale somalo (Sna) di stanza presso l’Accademia militare “Jaalle Siyaad” di Mogadiscio. Secondo quanto riferito da “Garowe online”, domenica gli ufficiali hanno organizzato un ammutinamento contestando le istruzioni del ministero della Difesa, in particolare una direttiva che ordinava loro di chiedere armi ai loro parenti e ai rispettivi clan e di portarle al fronte, una richiesta che al momento né le autorità federali somale né l’esercito hanno confermato.

In un video, diventato virale, si vedono i militari sparare all’impazzata e accusare il ministero della Difesa di “grave cattiva condotta e incompetenza”. Non è ancora chiaro se l’azione dimostrativa fosse rivolta a ridurre i depositi di armi spesso sequestrati dagli insorti dopo aver preso possesso delle basi di prima linea nel paese.

La settimana scorsa diverse armi sono state sequestrate dalle milizie locali nelle regioni centrali. Nelle stesse ore, forse in maniera non casuale, i combattenti di Al Shabaab hanno lanciato una serie di incursioni simultanee contro diverse basi militari che ospitano le forze paramilitari dell’Oltregiuba e le unità speciali d’élite di Danab – addestrate dagli Stati Uniti – in tre villaggi lungo la strada che collega la città portuale di Chisimaio a quella di Afmadù, nel Basso Giuba (una delle regioni dell’Oltregiuba). Gli assalti, gli ultimi di una serie di operazioni di controffensiva degli insorti per riconquistare i territori persi durante una recente offensiva delle truppe somale, hanno innescato scontri a fuoco durati ore con l’esercito.

Il governo somalo e le autorità regionali dell’Oltregiuba hanno affermato che le loro truppe hanno respinto gli attacchi, mentre un video condiviso sui social media da account affiliati allo Stato regionale mostrano cadaveri di insorti e armi sequestrate nella battaglia.

Nel frattempo, gli account sui social media affiliati ad Al Shabaab hanno riferito che i militanti hanno attaccato le basi nei villaggi di Harbole, Mido e Bulo Haji, tutti sulla strada che collega Chisimaio e Afmadù.

Sebbene entrambe le parti abbiano rivendicato la vittoria, non vi è stata alcuna conferma indipendente delle loro affermazioni. I combattimenti arrivano dopo che migliaia di soldati delle forze speciali e delle truppe regionali addestrate dagli Stati Uniti sono stati dispiegati per conquistare i tre villaggi solo poche settimane fa, nel tentativo di porre fine all’assedio imposto dagli insorti alla città di Afmadù, durato più di un decennio.