Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 04/11/2023
l Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) è impegnato incessantemente nei difficili negoziati per consentire al presidente del governo uscente, Pedro Sanchez, di riconfermarsi alla guida del Paese entro il 27 novembre prossimo, data ultima per l’investitura prima dello scioglimento automatico delle Camere. Secondo fonti stampa, la data scelta per i due giorni di dibattito al Congresso dei deputati potrebbe essere fissata tra l’8 ed il 9 di novembre o tra il 9 ed il 10. Lo scenario di un terzo esecutivo Sanchez può, tuttavia, concretizzarsi solo in caso di accordo con Uniti per la Catalogna (JxCat) di Carles Puigdemont. L’ex presidente catalano, vero ago della bilancia, intende esercitare tutto il peso di cui dispone per consegnare a Sanchez i voti fondamentali dei suoi sette deputati. Se ieri le trattative tra Puigdemont e il segretario dell’organizzazione socialista, Santos Cerdan, sembravano incanalate verso un esito positivo, nel corso dei colloqui sarebbero emerse “discrepanze” che riguardano “elementi essenziali” del testo sulla legge di amnistia in favore degli indipendentisti coinvolti nel processo per il referendum illegale del 2017. In particolare, fonti di JxCat hanno accusato il Psoe di aver cercato di introdurre modifiche in questioni legali che considerano “fondamentali”. I contatti, in ogni caso, proseguono serrati anche oggi e, secondo fonti socialiste consultate da vari media spagnoli, non si esclude che possano essere superate alcune “divergenze” già nelle prossime ore.
Dall’altra parte, ieri i socialisti hanno raggiunto un accordo fondamentale con Sinistra repubblicana di Catalogna (Erc), sebbene i militanti del partito debbano ora approvare il patto in una consultazione. Oltre alla concessione dell’amnistia, uno dei punti principali (e discussi) dell’intesa è il condono di un debito di 15 miliardi di euro (il 20 per cento del debito complessivo) contratto con lo Stato attraverso il Fondo di liquidità delle autonomie (Fla). Grazie alla cancellazione del debito, sarà inoltre possibile far risparmiare alle casse catalane 1,3 miliardi di euro in più nei prossimi anni, corrispondenti al pagamento degli interessi allo Stato. Il Psoe ha però chiarito che questo accordo sarà este- so a tutte le regioni che hanno dovuto ricorrere al Fla per finanziarsi. La somma di 15 miliardi di euro mira a compensare, secondo il documento sottoscritto, “l’impatto negativo del ciclo economico e i trasferimenti possono essere utilizzati anche per cancellare il debito in caso di indebitamento con terzi diversi dallo Stato, se necessario”. La Catalogna è la regione con il debito più elevato in Spagna, con 73,11 miliardi di euro solo nel fondo di finanzia- mento regionale; seguono la Comunità Valenciana con 48,3 miliardi di euro, l’Andalusia (25,4 miliardi), e Castiglia-La Mancia (11 miliardi). Un altro punto importante dell’accordo tra Psoe ed Erc è il trasferimento completo della gestione delle ferrovie locali (Rodalies) al governo catalano che avverrà “progressivamente”.
La concessione dell’amnistia agli indipendentisti catalani e il condono di 15 miliardi di euro del debito della Catalogna hanno provocato una dura reazione da parte dei partiti d’opposizione. I popolari hanno ammonito che gli spagnoli “pagheranno con le loro tasse le concessioni” di Sanchez “ipotecando” l’uguaglianza dei cittadini nell’accesso ai servizi pubblici. Pertanto, la negoziazione del leader socialista dovrebbe avvenire in modo “multilaterale” con la partecipazione di tutte le regioni e nell’ambito del Consiglio di politica fiscale e finanziaria (Cpff). In riferimento all’amnistia, in reiterate occasioni, il leader del Partito popolare (Pp), Alberto Nunez Feijoo, ha accusato il capo dell’esecutivo di aver portato il Paese “sull’orlo del precipizio costituzionale”, poiché trasformerà la Corte Suprema spagnola in un “repressore” e “legittimerà il discorso dell’indipendentismo”. Per il partito conservatore, tutto questo avviene non per la “concordia e la pacificazione”, ma solo per consentire al premier di “rimanere al potere”. Per i socialisti è stato decisamente più semplice concludere un accordo di coalizione con la piattaforma Sumar della ministra del Lavoro uscente, Yolanda Diaz, sebbene abbiano dovuto includere nell’intesa uno dei punti imprescindibili del suo programma elettorale: la riduzione della settimana lavorativa a 37,5 ore nel 2024 senza una decurtazione del salario. Il portavoce di Sumar, Ernest Urtasun, ha chiarito che questa riduzione sarà realizzata nell’ambito del “dialogo con le parti sociali” e dovrebbe scendere fino a una soglia di 35 o 32 ore settimanali negli anni successivi. In varie occasioni la piattaforma di sinistra ha sottolineato che è “perfettamente compatibile” ridurre l’orario di lavoro, mantenere i salari e allo stesso tempo aumentare il salario minimo, un’altra misura inclusa nell’accordo con il Psoe.