Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 22/12/2023
L’analista Bertolotti a “Nova”: cresce l’influenza russa in un Paese importante del Mediterraneo
Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, si trova da ieri sera in visita istituzionale a Tunisi, dove ha incontrato l’omologo tunisino, Nabil Ammar, e il presidente della Repubblica, Kaies Saied. Per comprendere le dimensioni internazionali di questa visita, “Nova” ha interpellato l’analista Claudio Bertolotti, ricercatore senior al Centro euro-magrebino di Studi strategici (Cemres) a Tunisi, direttore del think-tank Start insight e rappresentante dell’Italia alla 5+5 “Defence Initiative,” il gruppo di lavoro composto dai ricercatori e rappresentanti dei 10 Paesi delle sponde sud e nord dell’area mediterranea (Algeria, Francia, Italia, Libia, Malta, Marocco, Mauritania, Portogallo, Spagna, Tunisia).
“La visita del ministro Lavrov in Tunisia, in questo momento, si va ad inserire in un tentativo di rafforzamento e consolidamento dell’arco geopolitico favorevole alla Russia”, afferma Bertolotti.
“Di fatto la Russia, in Africa ed in particolare in Nord Africa, sta consolidando i rapporti diplomatici, politici e commerciali di supporto e sostegno materiale nel settore difesa con molti Paesi. Investimenti importanti sono stati fatti in Libia, in Algeria è in atto un accordo di collaborazione reciproca, favorevole in termini materiali ad Algeri, ma in termini di ambizione e di influenza è molto più favorevole alla Russia. La stessa cosa Mosca sta tentando di farla in Tunisia, il Paese che in Nord Africa è più vicino all’Europa culturalmente, ma anche economicamente perché legato all’economia manifatturiera europea. (In realtà) lo era molto di più in passato di quanto non lo sia oggi, così come se parliamo del turismo”, aggiunge l’analista.
Il rappresentante dell’Italia all’iniziativa 5+5 Difesa sottolinea che la Tunisia “è un Paese in crisi che va alla ricerca di sostegno di un attore importante sul piano delle relazioni internazionali. L’ambizione tunisina è ovviamente quella di consolidare sempre più i rapporti con l’Unione europea (Ue), ma a fronte di una chiusura da parte di Bruxelles, conseguentemente alle scelte politiche tunisine, il tutto può essere letto come un tentativo da parte del presidente Kais Saied di spingere l’Ue a prendere velocemente una decisione europea favorevole alla Tunisia, proponendo come alternativa accordi più stretti con la Russia. In questo ci leggo un segnale d’allarme: un appello da parte di Saied che però rischia di cadere nel vuoto. L’Ue è lenta nel suo processo decisionale e potrebbe anche non aprire favorevolmente alla Tunisia in termini di contributi economici così come sono stati prospettati e pattuiti preventivamente. Questo potrebbe portare effettivamente, come estrema ratio, ad un avvicinamento tra Tunisi e Mosca”.
L’Ue ha promesso un aiuto finanziario a lungo termine di 900 milioni di euro, mentre nell’ottobre 2022 la Tunisia e il Fondo monetario internazionale (Fmi) hanno concordato i termini di un prestito del valore di 1,9 miliardi di euro, volto a stabilizzare l’economia. Tuttavia, il presidente Saied ha rifiutato l’accordo, temendo disordini sociali dovuti al taglio dei sussidi e alla riduzione dei salari del settore pubblico, come richiesto dall’Fmi. Oggi, in un contesto geopolitico fortemente polarizzato da due conflitti, quello in Ucraina e quello in Medio Oriente, la Tunisia “gioca le sue carte”. Bertolotti evidenzia che “la Tunisia è importante sul piano delle relazioni internazionali del Mediterraneo occidentale. Ha un ruolo chiave essendo formalmente di fatto molto più vicina all’Europa di quanto non lo siano gli altri Paesi. Potrebbe essere l’ultimo tassello su cui la Russia sta puntando per indebolire la politica di buone relazioni bilaterali e multilaterali dell’Europa con i Paesi del Nord Africa”.
Bertolotti conclude osservando che “se effettivamente la Tunisia dovesse cadere sotto l’influenza della Russia, il rischio sarebbe una minaccia diretta alla stabilità dell’area mediterranea, associata prevalentemente ma non solo alla gestione dei flussi migratori. La Russia userebbe ciò a proprio vantaggio per distrarre risorse e capacità militari di controllo alle frontiere dei Paesi dell’Ue, giocando il tutto a favore di una Russia che è attualmente impegnata nel conflitto ucraino dove quegli stessi Paesi sostengono il governo di Kiev”.