Pubblicato da – Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 08/10/2024
A un anno di distanza dall’attacco del movimento palestinese Hamas del 7 ottobre 2023, Israele si è fermato per commemorare le oltre 1.200 vittime dei miliziani islamisti, tra militari e civili, senza tuttavia sospendere le operazioni militari nei due fronti di guerra, la Striscia di Gaza e il Libano. A dare il via alle commemorazioni del primo anniversario della strage è stato un minuto di silenzio a Re’im, il luogo simbolo del festival musicale da cui il 7 ottobre dello scorso anno è partito l’attacco contro lo Stato ebraico. Tra i presenti, anche il presidente israeliano Isaac Herzog, che ha intrapreso un tour di tre giorni nelle comunità di confine con la Striscia di Gaza.
Dopo aver osservato il minuto di silenzio alle 06:29 (05:29 in Italia), il capo dello Stato ha dichiarato che il mondo “deve sostenere Israele” per portare la pace. “Bisogna rendersi conto e comprendere che, per cambiare il corso della storia e portare la pace e un futuro migliore alla regione, si deve sostenere Israele nella battaglia contro i suoi nemici”, ha affermato Herzog. Nel corso della giornata, sono stati organizzati eventi di commemorazione in tutto lo Stato ebraico. Visitando il monumento in onore delle vittime del 7 ottobre 2023 a Gerusalemme, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha sottolineato che “la forza di Israele è nella sua unità”.
“Ricordiamo i nostri caduti, i nostri ostaggi – che siamo obbligati a riportare a casa – e i nostri eroi che sono caduti per la difesa della patria e del Paese. Abbiamo vissuto un terribile massacro un anno fa, ma ci siamo alzati come popolo, come leoni”, ha dichiarato il premier. A ricordare l’attacco perpetrato da Hamas è stata anche la comunità internazionale. A Roma, presso il Tempio Maggiore, si è tenuta la prima solenne commemorazione del 7 ottobre, alla presenza della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e di una nutrita rappresentanza di ministri. Per l’occasione, il capo dello Stato israeliano Isaac Herzog ha inviato un messaggio alla comunità ebraica di Roma, denunciando l’aumento dell’antisemitismo e la crescente minaccia iraniana.
“Un anno fa, la terra tremava. Un anno fa, le nostre donne, i nostri bambini, i nostri anziani venivano braccati nei loro letti, bruciati vivi, decapitati, stuprati, rapiti e fucilati”, ha affermato Herzog nel messaggio, evidenziando un aumento dell’antisemitismo a livello globale. Secondo il presidente israeliano, da quel momento un “veleno familiare” ha ripreso a diffondersi, erodendo il senso di sicurezza e appartenenza degli ebrei in molte parti del mondo. Un fenomeno, ha osservato, che sta facendo “regredire tutte le nostre società”.
Herzog ha inoltre espresso una riflessione sulle motivazioni dietro l’attacco di Hamas, dichiarando: “Quando Hamas si è lanciato in quel folle scempio di morte e distruzione non cercava solo di attaccare lo Stato di Israele. Voleva interrompere un percorso di progresso e innovazione, minare le basi delle società libere, aperte e tolleranti, e indebolire i venti di pace che soffiavano nella nostra regione, promettendo un cambiamento reale”. Nel suo messaggio, il presidente israeliano ha puntato il dito anche contro il regime iraniano: “Questa forza di estremismo e oppressione, sostenuta sistematicamente dal regime degli ayatollah in Iran, non inizia né finisce con Hamas. È una minaccia che si estende a livello regionale e globale, e tutti noi possiamo esserne preda”.
Herzog ha inoltre ringraziato i leader e i partner internazionali che si sono schierati al fianco di Israele con “grande chiarezza morale”. Tuttavia, il presidente israeliano non ha mancato di denunciare gli “sviluppi allarmanti” nel panorama internazionale, accusando le istituzioni mondiali di essere macchiate da “pregiudizi antichi e familiari”. Questi, ha spiegato, stanno trasformando tali istituzioni “da difensori della giustizia a strumenti di odio e pregiudizio”. “Rivoltarsi contro Israele, un Paese democratico in prima linea nella battaglia contro il terrorismo radicale, è un disservizio non solo alla giustizia, ma alla sicurezza e alla stabilità del mondo”, ha affermato Herzog. Il presidente ha pertanto invitato la comunità internazionale a sostenere Israele e ad agire rapidamente contro quello che ha definito “un crimine contro l’umanità”.
Secondo quanto emerge dai dati delle Forze di difesa di Israele (Idf), dal 7 ottobre 2023 sono morti complessivamente 728 militari israeliani, mentre oltre 26 mila razzi sono stati lanciati contro lo Stato ebraico dall’Asse della resistenza guidato dall’Iran e composto, oltre che da Hamas, dal movimento sciita libanese Hezbollah, dal gruppo yemenita Houthi e altri proxy filo-iraniani tra Siria e Iraq. Dei 728 militari morti, 346 sono stati uccisi nel corso delle operazioni di terra nella Striscia di Gaza, ancora oggi in corso. Secondo le Idf, dal 7 ottobre 2023 sono stati uccisi dalle forze israeliane circa 17 mila membri di Hamas e di altri gruppi islamisti, di cui circa 1.000 all’interno dello Stato ebraico durante l’attacco che ha portato alla morte di circa 1.200 persone, perlopiù civili israeliani, e alla presa di 251 ostaggi.
Il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, ha da parte sua riferito che ad oggi 41.909 palestinesi sono stati uccisi nell’exclave palestinese. Si tratta tuttavia di dati che non possono essere verificati in maniera indipendente e che includono sia vittime civili che membri del movimento islamista palestinese. Secondo le Idf, dall’inizio della guerra sono stati colpiti circa 40.300 obiettivi nella Striscia di Gaza. Il giorno dopo l’attacco di Hamas contro Israele, Hezbollah ha iniziato a lanciare razzi dal sud del Libano lungo il confine settentrionale, affermando di agire a sostegno della causa palestinese. Nel corso dei mesi gli scontri sul secondo fronte israeliano si sono intensificati fino a raggiungere il culmine dell’escalation nelle scorse settimane, quando le Idf hanno eliminato i vertici di Hezbollah, compreso il segretario generale Hassan Nasrallah.
Secondo i dati di Israele, in Libano le Idf hanno ucciso oltre 800 miliziani operativi, tra cui 90 comandanti. Inoltre, circa 11 mila postazioni di Hezbollah sono state colpite nei bombardamenti. Stando ai dati del ministero della Sanità libanese, ci sarebbero oltre 2.000 morti e più di 9 mila feriti dall’8 ottobre. Contro lo Stato ebraico, dal 7 ottobre 2023 sono invece stati lanciati oltre 26 mila razzi dai vari fronti dell’Asse della resistenza. I numeri delle Idf includono 13.200 proiettili sparati da Gaza (almeno 5 mila solo il 7 ottobre), 12.400 dal Libano, circa 60 dalla Siria, 180 dallo Yemen e 400 dall’Iran (in due attacchi diretti contro Israele, il 13 aprile e il primo ottobre). I numeri del conflitto in Medio Oriente sarebbero destinati a salire ulteriormente su tutti i fronti.