URSO A TRIPOLI: FOCUS SU INDUSTRIA MATERIE PRIME E RINNOVABILI

Pubblicato da Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia – 21/05/2024

L’impegno del governo italiano nel Piano Mattei per l’Africa prosegue con la visita in Libia del ministro delle Imprese e del Made in Italy

L’impegno del governo italiano nel Piano Mattei per l’Africa prosegue con la visita in Libia del ministro delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), Adolfo Urso. A due settimane dalla missione nell’ex Jamahiriya di Muhammar Gheddafi della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, tocca ora al titolare del Mimit andare a consolidare i rapporti con la Libia. Il ministro è atteso in missione di due giorni a Tripoli, dove incontrerà il ministro dell’Economia e del commercio del Governo di unità nazionale (Gun), Mohamed Huej, il ministro dell’Industria e dei minerali, Ahmed Abuhissa e il ministro per le Comunicazioni e gli affari politici, Walid al Lafi.

La prossima settimana, inoltre, Urso sarà in Tunisia e poi ancora in Kenya. Nella capitale libica, l’esponente del governo italiano dovrebbe firmare alcuni accordi nei settori dell’industria, delle materie prime, dei minerali e delle energie da fonti rinnovabili. “In Libia prenderò parte alla Fiera internazionale di Tripoli che vede la partecipazione delle imprese italiane che sono tornate a credere e scommettere in questo territorio. Parteciperò come relatore principale alla loro Conferenza internazionale sull’utilizzo delle materie prime perché in Libia, laddove utilizziamo gas e petrolio, possiamo sviluppare anche una filiera importante sulle materie prime critiche che servono alla tecnologia green e digitale che svilupperemo nel nostro Paese ambendo a diventare un Paese protagonista in questi settori”, ha detto Urso a margine dell’inaugurazione del Veneto Space Meeting, avvenuta oggi a Venezia.

La Fiera internazionale di Tripoli è la più importante e longeva manifestazione fieristica in Libia. Quest’anno si tiene infatti la 50esima edizione non consecutiva dal 1927, alla quale l’Italia è stata invitata come Paese ospite d’onore. La visita di Urso, inoltre, arriva in un momento cruciale per la Libia, alle prese con una profonda crisi politica ed economica, acuita dalle recenti dimissioni dell’inviato delle Nazioni Unite, Abdoulaye Bathily, e dalla feroce contesa dei governi rivali dell’est e dell’ovest per l’accaparramento delle ingenti risorse petrolifere e del gas del Paese membro dell’Opec. Il consolidamento delle relazioni bilaterali tra Italia e Libia trova una sua naturale declinazione nel settore energetico e minerario, con un’attenzione specifica sulle materie prime critiche.

La capacità di produzione di energia della Libia, primo Paese africano per riserve petrolifere e con un enorme potenziale per lo sviluppo delle energie rinnovabili, rende il Paese un interlocutore di importanza strategica per la sicurezza energetica del Mediterraneo e dell’Europa. Con un prodotto interno lordo in costante crescita e vicino ai 40 miliardi di euro a prezzi correnti, la Libia è tornata a rappresentare una opportunità per il sistema produttivo italiano. Al riguardo, si segnala la recente firma dell’accordo di unificazione della Camera di commercio italo-libica, un’iniziativa volta a servire le comunità imprenditoriali di entrambi i paesi per promuovere le missioni commerciali e facilitare gli scambi bilaterali. Il prossimo passo di questa nuova Camera bilaterale unificata sarà l’organizzazione di un importante business forum che dovrebbe tenersi a settembre.

Non solo, l’Italia è il primo partner commerciale della Libia, con un interscambio commerciale di 9,067 miliardi di euro nel 2023, davanti a Cina, Germania, Grecia, Turchia, Spagna, Francia. L’Italia è il terzo fornitore della Libia, con 1,7 miliardi di euro, dietro a Cina e la Turchia, ma è il primo partner europeo per export davanti a Grecia, Germania, Spagna e Francia. La maggior parte delle esportazioni verso la Libia (52,3 per cento) sono i carburanti raffinati in Italia (889 milioni di euro), mentre circa un terzo sono agroalimentare (10,9 per cento) e macchinari (8,6 per cento), un trend quest’ultimo sempre più consistente. Sul fronte delle importazioni italiane dalla Libia, non si ravvisano ancora significativi margini di crescita per prodotti diversi da gas e greggio, stante l’assenza di un tessuto industriale in loco. L’Italia è il primo cliente della Libia con un valore di 7,365 miliardi di euro, davanti a Germania, Spagna, Francia, Cina: per il 96,4 per cento si tratta di idrocarburi.

Non a caso, la Libia è conosciuta in Italia soprattutto per il settore petrolifero. Il greggio libico è in effetti particolarmente pregiato in quanto leggero e “dolce” (a basso contenuto di zolfo) e raffinabile a un costo inferiore. Quanto al gas, la Libia può potenzialmente esportare in Italia oltre 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno tramite il Greenstream, il gasdotto che collega la Sicilia ai giacimenti di Eni del Paese nordafricano, ma la produzione gasifera è in costante declino. L’azienda del cane a sei zampe è storicamente presente in Libia e continua a investire nel Paese nordafricano, come confermato dall’interesse per lo sviluppo del giacimento gasiero NC7 di Hamada, nel bacino di Ghadames, considerato di “importanza strategica” dalle autorità libiche con riserve stimante di circa 56,6 miliardi di metri cubi di gas.

La Libia rappresenta un mercato di interesse per le imprese italiane anche nel comparto delle costruzioni e delle infrastrutture. Basti ricordare la maxi-commessa, poi divisa in lotti più piccoli, per realizzare “l’autostrada della pace” che dovrebbe unire l’est e l’ovest della Libia. Oppure i lavori per la ricostruzione dell’aeroporto internazionale a sud di Tripoli, distrutto da ben due guerre (2014 e 2019-20) portati avanti dal consorzio “Aeneas”. Dopo la rivoluzione del 2011, la percentuale delle aziende italiane rientrate in Libia è ad oggi stimabile al 70 per cento. Di queste, tuttavia, solo la metà ha effettivamente ripreso le attività produttive. Per far fruttare pienamente questo potenziale che già esiste sono necessarie condizioni di sicurezza e di certezza legale su cui si dovrà lavorare insieme, lo sblocco delle lettere di credito, ma anche una maggiore libertà di movimento. Al riguardo, si segnala che la ripresa dei collegamenti aerei con l’Italia lo scorso settembre, nel contesto del piano varato dall’Autorità libica per l’aviazione civile, che punta a soddisfare i requisiti internazionali dell’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (Icao) e dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa). E a breve potrebbero ripartire anche i collegamenti diretti con Misurata (la “capitale economica” libica) e Bengasi (capoluogo della regione storica orientale della Cirenaica), previo via libera dell’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac).