VOGLIA DI UNIONE, BELGRADO IN CODA E C’È LA SPINA DEL KOSOVO

Pubblicato da – Il Quotidiano del sud – L’Altravoce dell’Italia – 01/08/2024

Intervista a Marko Djuric, neoministro degli esteri serbo

Ecco il manifesto programmatico del nuovo ministro degli Esteri della Serbia, Marko Djuric, venuto in visita in Italia, il 24 luglio scorso. “Il nuovo governo, il cui cardine è il Partito progressista serbo (Sns), prosegue con la sua agenda e la priorità in politica estera è il consolidamento delle relazioni esistenti e la costruzione di nuove, in tutti i meridiani – osserva Djuric -. Desideriamo rappresentare la Serbia come il Paese del futuro, delle prospettive, delle nuove tecnologie, dall’economia stabile che continua a crescere. Un Paese capace di essere un partner solido in tutti i settori, e che si impegna per la pace, la stabilità e il rispetto del diritto internazionale”.

Il neo ministro, classe 1983, delinea la massima priorità in politica estera. “Il nostro posizionamento strategico, e il percorso che da diversi anni abbiamo intrapreso, è l’adesione a pieno titolo all’Unione europea. Entro il 2027 la Serbia concluderà tutte le riforme indispensabili, quelle politiche, istituzionali, economiche e giuridiche. E sarà pronta a diventare parte della famiglia europea”, osserva il titolare degli Esteri, che però avverte: diventare membro a pieno titolo significa anche “un completo e paritario accesso ai diritti elettorali e ai processi decisionali”.

Al tempo stesso Djuric auspica che il processo di allargamento verso i Balcani occidentali torni al centro dell’attenzione delle istituzioni europee. “La Serbia non sarà l’unica a beneficiare dell’adesione all’Ue. La stessa Unione diventerà più forte, perché disporrà di un’economia in più, un’economia stabile e in forte crescita – sottolinea il ministro – ma anche di una posizione strategica che il nostro Paese ricopre nel quadrante sudorientale dell’Europa. La Serbia vanta delle amicizie che risalgono ai tempi del Movimento dei non allineati, con i Paesi dell’Asia, dell’Africa, dell’America Latina. Tutto questo rappresenterà un forte contributo da parte nostra nei confronti dell’Ue”.

Ma c’è un punto di frizione tra Belgrado e Bruxelles. Il rifiuto di introdurre sanzioni nei confronti della Russia rischia di rallentare il processo di integrazione europea. Il ministro Djuric replica: fin dall’inizio della guerra in Ucraina la Serbia ha votato tutte le risoluzioni dell’Onu a favore dell’integrità territoriale di Kiev. “La Serbia si impegna per la pace e per il cessate il fuoco. Stiamo cercando di esprimere la nostra solidarietà al popolo ucraino: comprendiamo bene la sua sofferenza, perché anche noi, negli anni ’90 del secolo scorso, abbiamo dovuto affrontare momenti difficili. Il 93 per cento di tutti gli aiuti inviati dai Balcani Occidentali all’Ucraina provengono proprio dalla Serbia. Per noi l’Ucraina è un Paese amico, che rispetta la nostra integrità territoriale e la nostra sovranità nazionale”, sottolinea Djuric. “Tuttavia – aggiunge – la Serbia vanta dei rapporti tradizionalmente buoni e di amicizia con entrambi i Paesi coinvolti nel conflitto. La Russia non solo non ha riconosciuto l’indipendenza proclamata unilateralmente da parte del Kosovo, ma sostiene la posizione della Serbia in diverse altre questioni. La Serbia approfitterà di ogni possibilità per invitare alla pace augurandosi che il conflitto armato cessi”.

L’altra questione spinosa è proprio quella del Kosovo. Secondo il ministro, è necessario proseguire nel dialogo facilitato dall’Ue, ma la nuova Commissione “deve prendere una decisione attenta e saggia” su come intende impostare l’approccio al dialogo tra Belgrado e Pristina. Quello a cui non rinuncerà mai la Serbia “è l’attuazione degli accordi raggiunti fino ad oggi. Dopo undici anni non è stata ancora costituita la Comunità delle municipalità serbe”. La formazione della cosiddetta Associazione di comuni a maggioranza serba nel nord del Kosovo, ma anche l’incolumità della popolazione serba che vi abita sono dei punti irrinunciabili per Belgrado secondo il ministro, che sottolinea come “un generale e continuo maltrattamento” abbia fatto sì che solo l’anno scorso il 15 per cento degli abitanti serbi abbandonasse il Kosovo. “L’unica strada per andare avanti è quella di fermare le decisioni unilaterali sul campo e stabilire una politica di tolleranza zero nei confronti di simili atteggiamenti da entrambe le parti”, dice ancora Djuric. Il sostegno dell’Unione europea è dunque fondamentale anche da questo punto di vista, e l’Italia è al suo interno uno dei Paesi che maggiormente sostiene la Serbia ed in generale il processo di allargamento per l’intera regione dei Balcani occidentali. È anche uno dei Paesi, ricorda Djuric, che proprio in Kosovo fornisce un importante contributo, con i suoi militari all’interno della missione Nato Kfor. “Tra le altre cose, proteggono anche il monastero (serbo ortodosso) di Visoki Decani, una perla del patrimonio culturale non solo serbo, ma mondiale”, sottolinea il ministro. La Serbia e l’Italia, ricorda Djuric, quest’anno festeggiano “due importanti anniversari”, i 145 anni dall’istituzione delle relazioni diplomatiche e i 15 dalla firma del Partenariato strategico, “il primo stretto tra la Serbia e un Paese dell’Ue”. I rapporti politici ad alto livello, sanciti anche dall’incontro, l’anno scorso, tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente serbo Aleksandar Vucic a Belgrado, fanno il paio con una cooperazione economica sempre più stretta. “Quanto la Serbia e l’Italia siano importanti l’una per l’altra lo conferma il fatto che solo qualche giorno fa in Serbia, a Kragujevac e a Nis, sono stati inaugurati due investimenti italiani”, dichiara Djuric menzionando in questo modo l’avvio della costruzione di uno stabilimento di Ariston a Nis e l’avvio di una nuova linea produttiva da parte di Stellantis nello stabilimento di Kragujevac. “L’Italia è tra i principali investitori e tra i maggiori datori di lavoro in Serbia. Gli imprenditori italiani hanno investito fino ad oggi 3,8 miliardi di euro e danno lavoro a oltre 23 mila persone”, ricorda il ministro. Gli incontri avuti in Italia hanno visto la conferma, da parte di tutti gli interlocutori, “che Roma è un solido partner di Belgrado, che condividiamo tutti, o quasi tutti, gli obiettivi politici ed economici, e che la Serbia è ritenuta un pilastro per la stabilità e la pace nei Balcani occidentali”.